L’azienda giapponese Nippon Telegraph and Telephone Corp (da ora NTT) ha sviluppato nei suoi laboratori una batteria biodegradabile che non inquina il suolo o gli organismi viventi se lasciata abbandonata nell’ambiente. Questa notizia, se applicata al mondo della tecnologia e dell’elettronica di consumo, sarebbe sensazionale.
Scopriamo come funziona
La batteria è composta da un elettrodo negativo, un elettrolita e un piccolo contenitore: normalmente sono tre componenti della batteria dall’alto impatto ambientale se lasciati a degradare liberamente. I materiali qui utilizzati sono invece a impatto zero perché biologici o provenienti da derivati dei fertilizzanti. I materiali biologici del contenitore, dell’elettrolita e dell’elettrodo negativo sono ovviamente frutto di una ricerca segreta di NTT.
Questo tipo di batteria biodegradabile è anche definita “ad aria” poiché usa l’ossigeno nell’aria come elettrodo positivo: attraverso una struttura tridimensionale porosa che conduce elettricità viene infatti spinto l’ossigeno dentro l’elettrodo per caricarlo positivamente. Questa struttura è formata da una polvere di carbonio legata da un agente solidificante a base di fluoro.
Durante i test, la batteria è stata distrutta e volutamente dispersa nel terreno dove c’erano delle piante. L’azienda NTT ha confermato che i componenti della batteria rimasti nel terreno non hanno assolutamente inquinato l’ambiente.
Usi attuali e sviluppi futuri
Attualmente, il voltaggio sviluppato dalla batteria biodegradabile è di 1,1V: un po’ basso. La NTT commenta che gli attuali usi pensati per questo voltaggio sono per qualsiasi sensore installato all’esterno che non può essere facilmente raggiunto. Una delle sfide che si profilano per la NTT è incrementare la capacità della batteria, attualmente con una potenza di 1/10 rispetto agli standard minimi per alimentare un qualsiasi dispositivo.