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Usavano Malware per rubare soldi alle banche, arrestati i presunti colpevoli

Attraverso l’uso di alcuni Malware, sono riusciti a rubare più di un miliardo di Euro

Tutti siamo a rischio di incappare in qualche Malware. Possiamo fare di tutto per impedire questo, ma basta veramente poco per essere vittima di una cosa del genere. Un amico che è stato sbadato a sua volta, una mail fasulla fatta a regola d’arte e mille altre cose. Una volta che saremo stato colpiti da un male del genere potrebbe succederci di tutto come perdere soldi, ma se succede a delle banche allora si parla di milioni e milioni di euro.

L’indagine dell’Europol

Un indagine durata 4 anni da parte dell’agenzia Europea finalizzata alla lotta al crimine, ha recentemente arrestato il leader di una banda che usava Malware per rubare soldi direttamente alle banche. Si parla di un sistema che ha attaccato più di 100 istituti di credito in oltre 40 paesi. Il risultato? Aver rubato più di un miliardo di euro. L’arresto è stato fatto con l’aiuto delle autorità della Romania, Bielorussia e di Taiwan.

Come riportato da The Verge, questa banda ha iniziato ad operare nel 2013 utilizzando diversi Malware. Il primo di chiamava Anunak a cui sono seguite le versione chiamate Carbanak e Cobalt. Questi programmi altamente dannosi e pericolosi erano mirati ai computer dei dipendenti bancari tramite truffe di phishing per poi prendere il controllo di sistemi bancari e accedere ai serve che controllavano i bancomat. Il fine ultimo infatti, era l’erogazione degli euro direttamente dagli sportelli automatici. Questi soldi erano poi depositati in conti in altre banche dove venivano riciclati. Il metodo preferito era la conversione in criptovalute usate poi per comprare auto e case di lusso.

La media sarebbe di 10 milioni di euro rubati a colpo, ma sembrerebbe proprio quello che è successo. Queste le parole del responsabile capo per i crimini informatici dell’Europol: “L’arresto della figura chiave di questo gruppo criminale dimostra che i criminali informatici non possono più nascondersi dietro l’anonimato internazionale percepito.”

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Pubblicato da
Giacomo Ampollini