Nel mese di dicembre Apple ha ammesso di aver rallentato i suoi iPhone nel tentativo di impedire o quantomeno evitare spegnimenti improvvisi. Una controversa funzione che riguardava solo gli iPhone con una batteria vecchia o danneggiata ma che ha lasciato di stucco e in un certo senso offeso gli appassionati dell’azienda.
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Da allora, 59 casi sono stati archiviati nel tentativo di portare Apple in tribunale. Tuttavia, quelle quasi cinque dozzine di accuse e azioni legali potrebbero presto fondersi in un’unica azione legale collettiva. La decisione verrà presa il 29 marzo ad Atlanta, in Georgia. La maggior parte di queste azioni accusano Apple di forzare le vendite di nuovi dispositivi.
Il rallentamento degli iPhone più vecchi sarebbe un modo come un altro per spingere il possessore all’upgrade con un modello più nuovo, potente e costoso. E tutto questo logicamente ha un senso, soprattutto perché questi rallentamenti si verificano in seguito agli aggiornamenti del sistema operativo iOS.
Al contrario, la dichiarazione ufficiale di Apple relativo a questo problema ha spiegato che il rallentamento è stato voluto per prevenire problemi all’esperienza di utilizzo e che si ripristina cambiando batteria. Questo non basta agli utenti così come la promessa di un aggiornamento software che introduce statistiche precise sullo stato di salute della batteria.
Sono in diversi che stanno utilizzando le azioni legali per ottenere compensi, premi o addirittura sostituzioni gratuite della batteria dei loro iPhone e degli stessi dispositivi. Se questa causa collettiva dovesse essere confermata, sarà una delle più grandi mai affrontata da Apple.
Nel 2010, l’azienda di Cupertino si è ritrovata a rimborsare 15 dollari o ad offrire una custodia per tutti gli utenti che hanno dato vita ad un’azione legale contro il fenomeno dell’antennagate su iPhone 4. Lo smartphone perdeva il segnale semplicemente impugnandolo in determinate posizioni.