In pratica, prima della sentenza, le tariffe venivano rinnovate ogni 28 giorni (4 settimane) invece che ogni mese come dichiarato in ogni offerta. Per non perdere però denaro a causa di questa decisione irrevocabile dell’autorità per il controllo del mercato e della concorrenza, i vari operatori telefonici hanno deciso di sana pianta di aumentare il prezzo delle tariffe mensili, in modo di andare in paro con quello perso. Ovviamente l’Antitrust non ha visto di buon occhio la cosa e ha costretto ora tutte le compagnie a bloccare gli aumenti delle tariffe, previsti appunto di circa l’8,6%.
Ebbene, Vodafone è la prima ad aver recepito e messo in pratica il messaggio. La cosa sicuramente le farebbe un certo onore, anche se ovviamente è una costrizione. Comunque sia tutte le compagnie saranno obbligate a farlo entro il 25 marzo adeguandosi alla sentenza, mentre ad esempio per Vodafone l’incremento per la rete fissa rimane invariato.
Quello che, soprattutto, ha indispettito l’Antitrust è stato l’incremento contemporaneo di tutte le quattro compagnie principali, che occupano più del 90% del mercato. Ed è stato proprio questo motivo ad agitare ancora di più le acque e a far ricevere alle società in questione (Wind-3, Vodafone, TIM e Fastweb) un’altra doccia fredda.
I colossi delle telecomunicazioni sicuramente faranno ricorso per tutelare i loro interessi. L’altra cosa sicura è che questi aumenti dovranno essere fermati. Quello che rischiano non mettendo in pratica la sentenza sarebbe quello di prendersi una salatissima multa, addirittura fino al 10% del fatturato annuale. E per società così importanti si tratterebbero di molti milioni.
In conclusione, sembrava che il passaggio alla tariffazione mensile piuttosto che a quella di 28 giorni non potesse comunque cambiar nulla visto la corsa ai ripari dei colossi della telefonia ad alzare subito i prezzi in previsione del cambiamento. Ma l’Antitrust sembra essere corso di nuovo in aiuto degli utenti, vietando in tal modo ogni tipo di ritorsione verso i clienti.