Un negozio di applicazioni deve fare principalmente una cosa, fornire, appunto, applicazioni. Con gli anni quello di Apple, App Store, e di Google, Play Store, hanno visto il proprio catalogo riempirsi di milioni di creazioni. Chiunque può svilupparne una e se rientra nelle linee guida della compagnia allora verrà inserita. Ovviamente ogni tanto qualcuna viene rimossa, per svariati motivi tra cui di sicuro la pericolosità per l’utente. Nonostante questo però alla fine dell’anno le applicazioni risultavano sempre di più che all’inizio, per entrambi i colossi. Nel 2017 invece no, Apple ha registrato il suo primo bilancio in rosso, in fatto di presenza di applicazioni si intende.
All’inizio del 2017, nell’App Store erano presenti 2,2 milioni di applicazioni, alla fine erano “solo” 2,1 milioni. Al contrario, la controparte Google
ha visto un aumento del 30% arrivando ad oltre 3,6 milioni. Come tutti sanno però, quantità spesso e volentieri non coincide con qualità ed Apple lo sa bene. Una delle ragioni di questa diminuzione infatti è dovuto alle linee guida più rigorose ed anche ad una modifica tecnica che richiedeva agli sviluppatori di app di aggiornarle all’architettura a 64 bit.La compagnia aveva promesso che avrebbe ripulito il proprio store nel 2016. Rimuovere app obsolete e abbandonate era solo il primo passaggio. Nel 2017 sono passati a quello successivo, ovvero le linee guida sopra citate. È stata fatta anche una battaglia contro i cloni e quelle per lo spam, però non è solo questa la causa. Sembrerebbe che gli sviluppatori per iOS sono proprio diminuiti, al contrario di quelli per Google.