I risultati potrebbero fornire un nuovo strumento per migliorare l’assistenza clinica e sviluppare nuovi farmaci per trattare meglio le persone che soffrono di questa difficile malattia.
I ricercatori hanno monitorato 129 persone con Parkinson che hanno completato una serie di attività a distanza, attraverso un’applicazione per smartphone progettata per monitorare la gravità della malattia nel tempo.
I dati raccolti dall’applicazione, HopkinsPD per la piattaforma Android e mPower per iOS, hanno permesso ai medici di ottenere una visione continua delle condizioni del paziente, al contrario delle loro visite una volta ogni tot mesi.
I dati hanno misurato la voce, il tocco con le dita, il camminare, l’equilibrio e il tempo di reazione. In totale, i ricercatori hanno analizzato 6.148 valutazioni dell’attività dei partecipanti, registrate nelle applicazioni dello smartphone.
I dati dello smartphone sono stati analizzati utilizzando un algoritmo di apprendimento automatico, che genera un punteggio mobile del morbo di Parkinson su una scala da 1 a 100, correlando il numero maggiore con una maggiore gravità della malattia.
I ricercatori hanno anche ricevuto visite da 58 dei pazienti con Parkinson che hanno partecipato allo studio e sono stati controllati presso la clinica del Medical Center dell’Università di Rochester (URMC). Gli è stato chiesto di completare i compiti nell’applicazione e sono stati visti anche da un neurologo e valutati utilizzando uno strumento di valutazione clinica standard per la malattia.
Le misurazioni raccolte dall’applicazione corrispondevano a quanto osservato dai medici nella clinica. Dopo i rigorosi test clinici, i ricercatori sperano che l’applicazione possa fornire a medici e pazienti un nuovo modo di controllare la malattia.
A questo proposito, il dottor Christopher Tarolli, neurologo presso l’URMC e coautore dello studio, ha dichiarato: “La capacità di monitorare i pazienti più frequentemente, monitorare in modo più accurato i sintomi e la progressione della malattia e monitorare l’impatto di esercizio fisico, sonno, farmaci e i loro effetti collaterali, ha il potenziale per trasformare il modo in cui trattiamo la malattia di Parkinson. “
E’ probabile che l’uso a breve termine di questa tecnologia è svolta in studi clinici, poichè permetterà ai ricercatori di osservare in tempo reale l’impatto del trattamento e, in ultima analisi, potrebbe fornire a medici e pazienti un nuovo strumento per il controllo della malattia.