La 5G (5a generazione) è in fase di sperimentazione dal marzo del 2015. I dati informano che il 2020 potrebbe rappresentare un anno significativo per l’attivazione della “fifth generation”: si basti pensare che dai primi test effettuati, la velocità sarà di circa 1000 volte superiore a quella offerta dalla 4G.
Sono state 5 le città italiane scelte per effettuare le prime verifiche, grazie alla disponibilità della connessione di una certa (e necessaria) velocità: Milano, Prato, Matera, Bari e L’Aquila. Queste città sono state “ripartite” tra i vari operatori telefonici. In particolare la zona de L’Aquila e Prato è stata affidata a Tre e Wind, Vodafone sta primi test nella città di Milano, Bari e Matera sono state invece affidate a Fastweb.
Importante quanto complesso il passaggio alla nuova generazione
Come ogni innovazione, l’introduzione di questa tecnologia prevede non pochi intoppi. Innanzitutto è fondamentale che vi sia un certo grado di copertura idoneo ad ospitare la 5G, ma non solo. Gli operatori telefonici dovranno affrontare degli ingenti investimenti.
La tecnologia porta con sé una scia di nuove necessità. Dovranno essere commercializzati dei dispositivi che supportino l’antenna 5G, oltre che ovviamente nuove reti da abilitare.
I vantaggi cui si assisterà non hanno soltanto natura economica ( fino al 2025 è stato stimato un aumento dei ricavi per il settore delle telecomunicazioni che va oltre il 35%). Vi sarà un impatto a lungo termine sull’ “Internet delle cose” ( fenomeno dell’ internet of things), in grado di trasferire l’internet agli oggetti ed ai luoghi concreti, creando una vera e propria interazione tra loro, sviluppando l’automatizzazione ad una vastità sempre maggiore di processi, ed arricchendo sempre di più gli utenti con informazioni fino ad allora sconosciute.
Insomma la Fifth Generation non rappresenta solo un’innovazione, ma una vera e propria rivoluzione. La domanda che la collettività diffidente e sempre di più scoraggiata inizia già a porsi è: sarà l’Italia in grado di accogliere questa complessa tecnologia? Sarà in grado di ridurre il divario con gli altri Paesi che inizieranno ad usufruirne? C’è chi ci spera e chi invece è fortemente convinto che il territorio nazionale farà passi da gigante. Per il momento, però, meglio andarci con i piedi di piombo.