Seconda una nota dello stesso Social Network, si ritiene che la maggior parte degli account violati riguardano gli Stati Uniti per un ammontare pari a 70 milioni; mentre per 3 milioni di account viene interessata l’Europa e la parte restante paesi come Filippine ed Indonesia. Tuttavia tra le segnalazioni di violazione appaiono notifiche agli account anche in Messico, Canada, Brasile ed India, quindi il quadro geografico dello scandalo non è ancora molto chiaro, attendendosi ulteriori sviluppi nei prossimi giorni o settimane.
Secondo gli analisti gli account spiati avevano un chiaro elemento in comune, un’app e precisamente “ThisIsYourDigitalLife”. Nell’analisi che riguarda i dati italiani, dei 214 mila account spiati solo 57 avevano utilizzato l’app in questione. Tuttavia, a quanto pare, l’app chiedeva l’accesso alla lista amici, quindi è bastato dare il consenso a questa impostazione per riuscire a prelevare i dati non solo di chi aveva scaricato l’app ma anche di chi era soltanto nella lista amici dei 57 utilizzatori.
Una vera e propria catena di Sant’Antonio che si è diffusa a macchia d’olio ed è riuscita a diffondersi in modo molto capillare fino a che non è stata scoperta la falla nel sistema, visto che il danno sarebbe potuto essere di gran lunga peggiore. Allo stato attuale nessuno può sentirsi al riparo in quanto basta essere nella lista amici di uno dei 57 utilizzatori dell’app per aggiungersi alla lista dei profili spiati da Cambridge Analytica.
Non si è fatta attendere nei giorni scorsi la risposta da parte di Mark Zuckerberg che si è assunto le sue responsabilità ma si è detto anche estraneo ai fatti. Una posizione alquanto discutibile e in un certo senso incomprensibile. Tuttavia, il giovane CEO ha chiarito, attraverso una conferenza stampa, che non ha intenzione di abbandonare la nave e che continuerà a lavorare per garantire che la privacy delle persone venga rispettata.
“Tutti possono commettere errori, l’importante è imparare da essi ed andare avanti”. Queste sono state le parole di Zuckerberg, il quale più di una volta si esposto in prima persona per la ricerca delle responsabilità ma ha subitaneamente chiarito il peso, ritenendosi tuttavia estraneo ai fatti. Quello che è certo, è che la posizione di Zuckerberg non è affatto semplice visto che da un lato deve gestire le pressioni mediatiche, dall’altro quelle della borsa che stanno affossando il titolo bruciando miliardi di dollari, dall’altro ancora su quello istituzionale dovrà presentare un rapporto per costruire la sua posizione di fronte alle agenzie americane che chiedono chiarimenti sullo scandalo in merito alla posizione di Facebook in tutto questo polverone.