Trump, infatti, sostiene che la società sta costando miliardi di dollari ogni anno all’Ufficio Postale degli USA. Tuttavia, molti collegano la modalità anti-Amazon del presidente con Jeff Bezos che possiede il Washington Post. In precedenza, Trump ha accusato il giornale di essere poco più di un veicolo attraverso il quale Mr Bezos può fare pressioni per i suoi interessi commerciali. Dunque, il presidente americano sostiene che venga intenzionalmente usato fin troppo l’hashtag #AmazonWashingtonPost. Giovedì, nel suo quinto tweet che ha preso di mira Amazon, il presidente Trump ha dichiarato ”Notizie false nel Washington Post, il principale lobbista di Amazon”.
Né Amazon, né il suo fondatore che ha acquistato il Washington Post hanno risposto alla serie d’insulti del Presidente. I commentatori dei media hanno indicato tutto ciò come l’ultima prova della diffidenza e del disgusto del Presidente nei confronti della stampa libera. Il comitato editoriale del New York Times questa settimana ha accusato Trump di “cercare di indebolire la credibilità di The Post per i conflitti con la sua amministrazione”.
Indipendentemente dal motivo per cui sta attaccando la compagnia, ciò che fa Trump sta avendo un impatto. In un ambiente tecnologico già traballante, sconvolto dal recente scandalo dei dati di Facebook e di fronte a una potenziale revisione regolamentare, la campagna di Trump contro Amazon funziona. La sua animosità nei confronti del rivenditore ha portato al crollo delle azioni. Cancellati più di 30 miliardi di dollari dal valore della società in un’unica sessione di trading la scorsa settimana. Tra l’altro, l’atteggiamento di Trump potrebbe avere conseguenze a lungo termine per Amazon. In particolare, ciò potrebbe incidere sulla capacità dell’azienda di ottenere importanti contratti governativi. Amazon è una delle più grandi aziende del mondo ed è il secondo più grande datore di lavoro negli USA. Se Trump vuole davvero mettere l’America prima, dovrebbe dunque cambiare strategia.