Nel lontano 2014 anche Uber è stata vittima di uno scandalo, anche se non certo come Cambridge Analytica che ha coinvolto Facebook. Lo scandalo però coinvolse ben 57 milioni di utenti.
Solo poche settimane fa, l’azienda ha comunicato alla Federal Trade Commission che anche nel 2016 sono stati violati i dati di ben 20 milioni di utenti.
Uber, altri 20 milioni di dati degli utenti violati
Il caso del 2014 è stato scoperto mentre, Uber tentò di nascondere pagando un riscatto agli hacker. Si trattava infatti della violazione dei dati di ben 57 milioni di utenti che utilizzavano l’applicazione. L’azienda nello stesso periodo scoprì un altro caso che però non ha mai segnalato, fino a qualche settimana fa.
Il Presidente della FTC, Maureen Ohlhausen ha dichiarato: “dopo aver ingannato i consumatori in materia di privacy e sicurezza, Uber ha aggravato la sua cattiva condotta, non comunicando alla Commissione di aver subito un’altra violazione dei dati nel 2016 proprio mentre la Commissione stava indagando sulla violazione del 2014“.
Più precisamente, sono state violate le informazioni personali non crittografate di piloti e conducenti Uber negli Stati Uniti. Informazioni che includevano anche indirizzi di residenza, numeri di telefono e patenti di guida. La società, potrebbe ora essere soggetta a sanzioni civili nel caso in cui non dovesse notificare altri eventuali incidenti. L’amministratore delegato di Uber, Tony West ha dichiarato infine: “Sono lieto che pochi mesi dopo aver annunciato questo incidente, abbiamo raggiunto una rapida risoluzione con la FTC. Essa ritiene Uber responsabile degli errori del passato imponendo nuovi requisiti che ragionevolmente si adattano ai fatti“.