Tra non molto Xiaomi farà la sua offerta pubblica iniziale, o IPO, così da poter ottenere una quotazione. La valutazione che ci si aspetta è tra i 65 e i 70 miliardi di dollari, il che sarebbe un gran passo in avanti per la compagnia di 48 anni. Nonostante l’età, solo in questi ultimi anni si è fatta riconoscere entrando su diversi mercati, ma soprattutto in quello degli smartphone. Tra i marchi cinesi è uno di più conosciuti.
La compagnia è diversa
Xiaomi attua una strategia molto semplice e diversa rispetto a quella degli altri. Invece di seguire i solito modello di business, loro sono incentrati sul valore del marchio e dei suoi prodotti. Un modello che si chiama “Mance” la cui premessa è quella di offrire hardware il cui profitto per l’azienda è il più vicino possibile allo zero.
Una scelta usata fin dall’inizio e non solo dopo la notorietà degli ultimi anni. Il processo in cui la società fa davvero soldi è quella della monetizzazione dei alcuni servizi. Con questo s’intende la vendita di software o di alcune funzionalità incluse nei propri dispositivi. Un esempio è l’utilizzo del browser integrato o di altri servizi degli smartphone con marchio Mi. Xiaomi guadagna solo tra l’1 e il 2% dall’hardware.
La strategia si basa anche sul ritorno d’immagine che il marchio guadagna e questo si tradurrà proprio sull’imminente IPO. Ovviamente il beneficio va anche diretto all’utente che può comprare un dispositivo con un hardware di qualità con un costo relativamente più basso rispetto alla concorrenza. Questo che si tratti di smartphone o di tablet, purificatori d’aria, cuscini, aspirapolvere e altro ancora.