In questi giorni, il governo australiano ha esercitato diverse pressioni sulle Isole Salomone affinché cancellino i rapporti d’affari con Huawei. Il colosso cinese era uno dei fornitori per quanto riguarda la costruzione di infrastrutture Internet. Aveva accettato di finanziare in gran parte un cavo sottomarino ad alta velocità che collega il paese. Una scelta che era già stata fatta da altre isole della regione come la Papua Nuova Guinea che tra l’altro è collegata dallo stesso cavo.
Questione di fiducia o di controllo?
Nell’incontro avvenuto a Londra tra i leader politici del Sud Pacifico, il governo australiano ha espresso preoccupazioni per l’influenza che l’azienda ha sul territorio e al tempo stesso la perdita della propria influenza nella regione.
Precedentemente, le Isole Salomone si erano rivolti alla Banca Asiatica per finanziare lo sviluppo di tale progetto. Il valore stimato era di 70 milioni di dollari. Successivamente proprio Huawei si era offerta di caricarsi il costo sulle spalle mentre ADB ha sviluppato il progetto per la costruzione.
L’Australia, storico alleato degli Stati Uniti, ha condivide le preoccupazioni proprio di quest’ultimi in merito alla sicurezza. Il solito problema è che pensano che Huawei lavori a stretto contatto con Pechino per spiare i cittadini delle altre nazioni, neanche fossimo in piena guerra fredda. I sospetti si basano sul fatto che il governo cinese esercita pressioni sulle compagnie che collaborano con loro.
Huawei era già stata bandita dal lancio di offerte in merito in Australia nel 2012. Nonostante questo è riuscito a mantenere una presenza nel paese tutt’ora grazie alla partnership con vettori wireless di proprietà privata. Un sistema che proprio il governo degli Stati Uniti sta cercando di disincentivare da loro togliendo le sovvenzioni a chiunque si “allei” col colosso cinese.