Nonostante l’apparente decisione di smettere momentaneamente di provare ad entrare nel mercato americano, Huawei si trova costretta a difendersi. Quasi come una maledizione che non gli da tregua, adesso il governo americano cerca di infierire sul nemico sconfitto. Com’è successo con ZTE, il colosso cinese è stato accusato di aver commerciato con l’Iran, violando le sanzioni che pendevano su quel paese. Questo si potrebbe tradurre nel divieto da parte delle società americane di fare affari con il terzo produttore di smartphone al mondo, la stessa che è stata fatta con, appunto, ZTE.
Al via le indagini
Al momento infatti, il Dipartimento di Giustizia sta indagando. I dettagli di tale inchiesta non sono chiari, compreso quello che, in particolare, secondo il governo americano abbia fatto Huawei. Se il risultato di tale inchiesta fosse simile a quella della connazionale, la compagnia potrebbe vedersela male. Una singola multa di 1,2 miliardi di dollari, per quanto sia alta, è fattibile, ma il resto no.
Per aver venduto prodotti all’Iran e Corea del Nord all’inizio di questo mese, ZTE non potrà più commerciare con le società americane. Niente processori Qualcomm per l’Axon 9 e i dispositivi che verranno nei prossimi 7 anni, ma non è la parte peggiore. Il problema maggiore risulta nella parte software.
Le società sarebbe benissimo libere di usare Android, è comunque un sistema operativo open source, ma senza la certificazione di Google, non avrebbero i principali servizi della compagnia. Primo su tutti, il Google Play Store, e senza di adesso l’appetibilità di un dispositivo crolla. Resistere un lustro e due anni senza questa certificazione potrebbe far chiudere i battenti a ZTE e infatti sta cercando una soluzione per via legale. Se anche a Huawei toccasse la stessa sorte, chissà
La dirigenza non ha ancora commentato le accuse del Dipartimento di Giustizia.