Non è la prima volta che l’Europa e Netflix si scontrano, anche se quando succede la situazione non è così tragica come in altri casi. È successo recentemente quando i legislatori hanno fatto in modo ai viaggiatori di poter accedere al catalogo del servizio streaming del paese di appartenenza e non quello in cui si era in quel momento. La legge sulla portabilità dei dati era solo il primo tassello. Il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione hanno raggiunto in degli accordi preliminari anche un altro punto. Si tratta una revisione ai contenuti audiovisivi in tutta la regione.
Più produzioni nostrane
La richiesta in sé, prevede che nel catalogo di Netflix, ma anche di Amazon Prime Video e altri servizi a pagamento simili, il 30% dei contenuti siano di origine europea. Non è solo questo. L’Unione vorrebbe anche una migliore protezioni dei minori contro i contenuti dannosi, non solo un disclaimer iniziale che indica l’età consigliata. Sarà anche rafforzata l’indipendenza degli organismi di regolamentazione.
Nella proposta c’è anche un punto non chiaro, almeno per com’è impostato Netflix in questo momento. Le emittenti saranno in grado di mostrare annunci a più riprese durante il giorno, ma limitate ad un certa durata in base a quella del programma. In ogni caso, tale accordo deve ancora essere formalmente approvato dal Parlamento e dagli stati membri, e questo lo vedremo con molta probabilità a giugno.
“Un ambiente più giusto per tutti gli attori del settore audiovisivo è molto necessario. Inoltre, il nostro settore culturale occuperà un posto di primo piano nei cataloghi on-demand […] un cambiamento significativo e positivo per i creatori e gli autori europei”. Le parole di Mariya Gabriel, il commissario per l’economia digitale.