Questo sistema, basato sulle cosiddette “classi di merito”, è utilizzato da tempo immemore nella RC auto e ha l’obiettivo di incentivare le persone a porre attenzione e ad essere responsabili quando si trovano al volante, dato che una loro eventuale distrazione che fosse causa di un sinistro stradale peserebbe direttamente sulle loro tasche al momento del rinnovo del contratto.
L’obiettivo, come è stato detto, è quello di stimolare l’attenzione e il senso di responsabilità degli individui nel momento in cui si mettono al volante, per ridurre così il numero di incidenti e aumentare di conseguenza la sicurezza sulle strade. Ma il bonus malus costituisce un incentivo sufficiente per raggiungere tale obiettivo? C’è chi pensa di no e sta cercando nuove formule, che possono prevedere anche controlli incrociati tramite la raccolta di dati dagli smartphone che ciascuno di noi, compresi gli automobilisti, hanno sempre con sé e che possono fornire informazioni importanti.
Queste considerazioni nascono dal fatto che spesso il bonus malus viene raggirato e che quindi la classe di merito attribuita all’automobilista non rispecchia pienamente la sua attenzione e la sua sicurezza al volante. Ciò è possibile in diversi modi; per esempio chi provoca un incidente può decidere di pagare privatamente i danni che ha provocato senza dichiarare l’evento negativo alla compagnia assicurativa, la quale, non essendo a conoscenza dell’avvenuto incidente, non provvede ad aumentare il premio assicurativo all’automobilista. Un altro esempio è colui che sì dichiara di aver commesso un sinistro stradale, ma solo dopo aver cambiato compagnia assicurativa, in modo da evitare il declassamento nelle classi di merito ed il conseguente aumento del premio assicurativo.
Quelle appena descritte sono solo alcune delle pratiche che gli automobilisti pongono in essere al fine di raggirare il meccanismo del bonus malus. Esse svuotano tale meccanismo del suo significato. Infatti l’obiettivo di incentivare gli automobilisti a fare più attenzione può essere raggiunto solamente se il premio pagato da ciascun automobilista rispecchia la sua reale condotta al volante. Se invece le conseguenze del suo comportamento non pesano anche sulle sue tasche, ossia se egli sa di poter provocare un incidente senza subire alcun declassamento, tramite la messa in pratica di pratiche truffaldine di cui sopra sono stati riportati alcuni esempi, egli sarà più rilassato e potenzialmente più distratto alla guida.
Ecco perché si stanno prendendo in considerazione nuovi meccanismi di calcolo del premio nella RC auto, che permettano di rendere il premio assicurativo proporzionale al reale comportamento posto in essere dall’automobilista. Per esempio un utilizzo dei dati derivanti dallo smatphone, controllato in remoto, o altri tipi di controlli incrociati per monitorare l’automobilista e conoscere quanto veramente egli pone attenzione e guida coscienziosamente. Sono ancora proposte in stato embrionale, alle quali servirà del tempo prima di essere vagliate ed eventualmente introdotte, ma che esistono e che anche l’IVASS (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni) sta studiando.