Se lavorate per Facebook e ne parlate male, potreste essere licenziati. Come è accaduto ad una donna, licenziata per aver offeso il proprietario dell’attività sul social network.
La Cassazione ha anche respinto il ricorso della donna e ha legittimato il suo licenziamento. Sicuramente questo gesto, non metterà molto in buona luce il social, soprattutto ora che è appena passato l’uragano Cambridge Analytica.
La donna ha pubblicato un post sul social scrivendo: “Mi sono rotta i c…. di questo posto di m…. e della proprietà“. Successivamente alla pubblicazione di questo post è stata licenziata e, il suo ricorso è stato respinto in primo grado dal tribunale di Forlì e poi anche dalla Corte di appello di Bologna.
La Suprema Corte infatti, ha depositato pochi giorni fa una sentenza in cui ha dichiarato legittimo il licenziamento della donna
da parte dell’azienda. Dichiarando inoltre che: “per l’idoneità del mezzo utilizzato a determinare la circolazione del commento” specificando che ha utilizzato un mezzo con una grande pubblicazione e diffusione. Infatti, la pubblicazione di un post offensivo su Facebook potrebbe avere gli estremi di una diffamazione.La sentenza dei giudici riporta anche che: “La diffusione di un messaggio diffamatorio attraverso l’uso di una bacheca ‘Facebook’ integra un’ipotesi di diffamazione, per la potenziale capacità di raggiungere un numero indeterminato di persone“. Infine hanno aggiunto: “Come tale il contegno è stato valutato in termini di giusta causa del recesso, in quanto idoneo a recidere il vincolo fiduciario nel rapporto lavorativo“. State quindi attenti a non pubblicare su Facebook post offensivi, perché potreste essere citati in giudizio per diffamazione.