I social network di Mark Zuckerberg stanno già aggiornando le rispettive regole d’uso per adattarsi al nuovo regolamento generale sulla protezione dei dati dell’UE (il meglio noto GDPR), che entrerà in vigore il 25 maggio. Tuttavia, nonostante il cambiamento di alcuni aspetti che li contraddistingue, WhatsApp, Instagram e Facebook stanno facendo chiarezza offrendo spiegazioni in merito.
Facendo il punto sulle principali novità delle nuove condizioni delle tre piattaforme, la conclusione però potrebbe essere netta e chiara: se ne fa un gran parlare, ma non cambierà molto. E vediamo nello specifico perchè.
Il popolare servizio di messaggistica cerca di acquisire maggiore sicurezza dagli utenti con i suoi nuovi termini di utilizzo, sebbene non sia conforme a una delle regole di base del GDPR che richiede come proprio questi termini vengano tradotti nella lingua dell’utente.
Il primo cambiamento importante nei termini di WhatsApp è quello per cui specifica in modo più chiaro i dati che condivide con Facebook. Ancora, la trasparenza del testo è molto relativo perché, sebbene ci siano punti dettagliati nelle spiegazioni, altri (come la base giuridica per l’elaborazione delle informazioni) sono elaborati in modo non troppo comprensibile.
In secondo luogo, WhatsApp, come Facebook, ha annunciato che aumenta l’età minima di accesso per i suoi utenti a 16 anni , anche se non spiega come garantirà la conformità con il nuovo standard. Sembra che la maggior parte delle aziende stia lavorando ad un valido adeguamento al GDPR, rispettando le formalità richieste dalla nuova legge ma, in realtà, i cambiamenti sono molto superficiali. In questo caso, il problema più evidente potrebbe essere quello per cui, chiedendo di conoscere l’età della persona, perderebbero migliaia di utenti.
Infine, l’aggiornamento non spiega come verranno utilizzati i dati in relazione alle società che non appartengono a Facebook. In aggiunta, anche se WhatsApp ha promesso che presto saremo in grado di scaricare tutte le informazioni che raccoglie su di noi, non rivela quando lancerà questa caratteristica.
Nel caso di Instagram, la prima cosa che colpisce è lo scopo della raccolta dei dati da parte della piattaforma, che consente di registrare come ci muoviamo nell’app. Sebbene giustifichi questa modalità con la necessità di combattere i “robot” e le frodi, in realtà sono dati molto preziosi per migliorare i loro servizi.
Colpisce anche la scarsa menzione di Instagram Stories nei nuovi termini. Nel frattempo, sono in molti a ritenere opportuno che il servizio dovrebbe spiegare in modo più dettagliato come vengono archiviati i dati ottenuti da una sezione così importante.
Infine, l’aggiornamento non offre all’utente alcuna opzione per gestire i dati che provengono dalla piattaforma. Fondamentalmente, la scelta è tra accettare le nuove condizioni o chiudere l’account.
Anche per Facebook sembra che, sebbene ci siano opzioni per gestire il trasferimento dei dati, sono alla fine del testo e in modo appena rilevabile, tutto sembra portare all’unica soluzione di “accettare e continuare” senza pensarci su due volte.
D’altra parte, mentre possiamo impedire alla piattaforma di utilizzare le informazioni raccolte tramite terze parti per personalizzare gli annunci, non possiamo impedire la memorizzazione di questi dati.
L’ultimo aspetto da considerare è l’utilizzo del riconoscimento facciale: anche se per default questa opzione è disabilitata, se dopo aver letto le spiegazioni di Facebook si clicca sul pulsante Continua, viene attivato direttamente.
In breve, anche se ci sono cambiamenti e “maggiore chiarezza”, sembra che la nuova legge europea non ottiene che le reti social di Zuckerberg cambino sostanzialmente i loro fondamenti.