La compagnia cinese ZTE Corp. sembra abbia stretto un accordo con il Dipartimento del Commercio USA per limitare o cancellare l’embargo che gli Stati Uniti hanno imposto al produttore cinese per aver violato alcuni trattare commerciali. Se non dovesse andare buon fine, la compagnia cinese è pronta anche ad aprire un fronte legale.
ZTE è stata dichiarata colpevole lo scorso anno dalla Corte Federale del Texas per aver cospirato alle spalle degli USA nello smercio di beni e tecnologie statunitensi all’Iran e alla Corea del Nord. La sanzione pecuniaria è stata di 890 milioni dollari, pagata dall’azienda di base a Shenzen in Cina, con un’addizionale pena da 300 milioni che potrebbe scattare secondo altri termini.
Come sappiamo, dagli uffici di Washington arrivò qualche settimana fa un blocco commerciale di sette anni rivolto a tutte le compagnie americane che operano nel mondo hi-tech e ICT, perché non vendano alcun prodotto nazionale alla ZTE
, rea di aver aggirato le sanzioni industriali statunitensi contro l’Iran.Il documento di ZTE apparso alla borsa di Shenzen non specifica alcun dettaglio sul tipo di richiesta fatta agli Stati Uniti né quando è stata fatta. Si sa però che il produttore cinese ha concesso diverse prove scritte a sostegno del loro operato, richieste dal dipartimento USA del Commercio. Il tentativo di ZTE è chiaro: limitare o eliminare la sanzione commerciale che la sta mettendo in ginocchio. Senza i materiali e le tecnologie di cui regolarmente si forniva, l’azienda cinese è sta sull’orlo del fallimento.
Nonostante il passo fatto dai cinesi, il sospetto che ZTE (come Huawei) siano finiti nell’occhio del ciclone a causa delle tensioni politiche occorrenti tra USA e Cina è forte, e non sono bastate le smentite ufficiali della Casa Bianca ai media orientali per fugare i dubbi. Per questo, in Cina sembra che siano pronti a ricorrere alle carte bollate.