E’ stato dimostrato in maniera incontrovertibile che le donne e le persone appartenenti a gruppi etnici minoritari sono sproporzionatamente bersaglio di insulti su Twitter. E quando questi tratti identitari si intersecano, il bullismo può diventare particolarmente intenso.
La continua ondata di reati, che include minacce di morte e violenze sessuali, sta spingendo le persone al silenzio e a stare lontano dalle piattaforme online – riducendo ulteriormente la diversità di voci e opinioni espresse su Internet. E la tendenza non sembra svanire. I risultati di un sondaggio pubblicato lo scorso anno hanno mostrato che il 40% degli adulti americani era già stato vittima di abusi su Internet, quasi la metà dei quali riguardava qualche forma di molestia, comprese minacce fisiche e molestie. Il 70 percento delle donne intervistate ha descritto le molestie online come “un problema serio“.
Il male dei Internet: il bullismo
I modelli di business delle piattaforme di social media come YouTube o Facebook tendono a promuovere contenuti più suscettibili di suscitare una reazione da parte degli utenti, dal momento che maggiore è l’interazione, maggiori e migliori saranno le opportunità di vendere spazio per la pubblicità. La conseguenza di questo approccio è che favorisce contenuti più controversi o emotivi, che a loro volta possono alimentare “fratture” online da gruppi di persone che riflettono e rafforzano le opinioni reciproche, contribuendo a favorire la diffusione di contenuti più radicali e creando nicchie per la diffusione di notizie false.
Negli ultimi mesi sono state fatte indagini che hanno rivelato i mezzi con i quali i più vari attori politici, compresi agenti russi, hanno cercato di manipolare l’opinione pubblica infiltrandosi tra le stesse “fratture”.
La capacità di comunicare idee attraverso reti di persone è ciò che ha permesso alla specie umana di costruire il mondo moderno. E Internet consente la cooperazione e la comunicazione tra tutta l’umanità su una scala mai immaginata prima. Ma, invece di abbracciare la possibilità di ampliare i nostri circoli sociali online, la nostra tendenza sembra essere quella di regredire verso il tribalismo e il conflitto e di credere nel potenziale di Internet come uno strumento che riunisce tutta l’umanità. Mentre tendiamo ad essere ben educati e premurosi nelle nostre interazioni con gli estranei, online possiamo diventare odiosi. Come possiamo, quindi, re-imparare le tecniche di collaborazione che ci hanno permesso di scoprire il consenso e la vendetta come specie?