Qualcomm ha annunciato oggi che renderà più semplice per gli OEM aggiornare ad Android P i dispositivi dotati di processori Snapdragon 636, Snapdragon 660 e Snapdragon 845.
Questa svolta è il risultato di una partnership tra Google e il colosso di San Diego, nell’ottica di implementare quanto prima, sui vari smartphone, gli ultimi aggiornamenti software.
In parole povere, Qualcomm fornirà agli OEM un pacchetto di supporto basato su Android P e progettato in modo tale che gli aggiornamenti siano molto più facili da implementare. E ciò spiega il motivo per cui così tanti dispositivi non-Pixel stanno ricevendo una versione beta di Android P.
Qualcomm e Google unite per combattere la frammentazione Android
Di seguito la dichiarazione di Qualcomm:
”Siamo felici di poter lavorare con Google per pre-integrare il nostro software con l’ultima versione di Android P, facilitando così la sua implementazione agli OEM. Grazie alla loro consolidata collaborazione, Google e Qualcomm potranno ampliare il mercato di Android e semplificare il lancio di smartphone basati su piattaforme Snapdragon.”
Ciò fa certamente piacere, ma non è chiaro però come si ripercuoterà sugli altri OEM. Se quello ora citato fosse il risultato di un accordo di esclusività, potrebbe pregiudicare aziende che il chip se lo producono in casa, come Samsung e Huawei, oltre – ovviamente – a MediaTek.
Ricordiamo altresì che Xiaomi Mi Mix 2S e OnePlus 6 – sebbene quest’ultimo debba essere ancora lanciato – hanno già ricevuto una versione beta di Android P; gli altri OEM coinvolti nel programma Developer Preview sono Vivo, Sony Mobile, Essential e OPPO.
Tutto questo è stato reso possibile anche grazie a Project Treble, indi per cui i dispositivi con Snapdragon 636, Snapdragon 660 e Snapdragon 845 dovrebbero ricevere l’aggiornamento di Android P più velocemente rispetto alla concorrenza.