Google è praticamente onnipresente al giorno d’oggi e c’è sempre qualcuno che ne ha da ridere in merito. Questa volta, a farlo, è il governo australiano attraverso la commissione australiana per la concorrenza e il consumo. L‘ACCC prevede di indagare la grande G in merito alla raccolta di dati fatta attraverso gli smartphone Android. In Australia dovrebbero essere circa 10 milioni.
A quanto pare, una società di software chiamata Oracle ha scoperto che Google stia raccogliendo circa 1 GB di dati utenti al mese dai telefoni Android di quella particolare regione. Tra le informazioni ci sono quella della posizione anche se il servizio di localizzazione fosse effettivamente spento.
Complotto o realtà?
Ecco uno stralcio dell’articolo del The Guardian basato sull’indagine di Oracle: “Google ha mappato indirizzi IP, punti di connessione Wi-Fi e torri mobili, che consentono di sapere dove si connette o tenta di connettersi un dispositivo senza utilizzare il servizio di localizzazione del telefono.”
Che Google utilizzi la nostra posizione, è risaputo. Serve per i vari servizi che offre e fin qui non c’è nulla di male. Se qualcuno non vuole questa cosa, basta non accettare la richiesta della compagnia stessa al momento del primo uso di uno di questi servizi. Questo però non dovrebbe permette l’incetta di dati nel momento in cui non dovrebbe essere fatto.
Per Google non è la prima che deve scontrarsi contro l’ACCC o Oracle. La prima ha una storia di successo quando si parla di investigare contro la grande G, come nel 2012 in merito alla pubblicità ingannevole. La seconda invece, ha cercato di screditare la società un certo numero di volte negli ultimi anni e Ken Glueck, un senior VP della compagnia, è stato persino citato da Recode per aver detto “Google ha rubato Android da noi“.