AGCOM ha ordinato a TIM di pagare una multa da 170.000 euro per procedure scorrette nella migrazione e cessazione dei servizi di rete fissa. Secondo quanto appurato dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, TIM non ha ridotto al minimo i tempi dei passaggi dei propri clienti agli altri operatori ma ha recato dei veri e propri disservizi.
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L’indagine è partita nel corso del 2017, sulla scia delle numerose segnalazioni inviate dagli utenti che hanno riscontrato problematiche di varia natura durante l’esecuzione delle procedure di migrazione, laddove TIM S.p.A. ha assunto il ruolo di operatore recipient e/o donating in relazione alla richiesta di migrazione dell’utente.
L’AGCOM ha avviato inizialmente un’ispettiva per verificare il corretto svolgimento delle procedure di migrazione oggetto di segnalazione e successivamente una richiesta di supplemento istruttorio estesa a tutte le richieste di cessazione o migrazione. E sulla base degli elementi acquisiti, è stato rilevato che TIM ha ostacolato queste pratiche
.Un comportamento che ha violato tutta una serie di leggi a tutela dei consumatori finali perché TIM non ha adottato procedure adeguate affinché i tempi di interruzione del servizio all’utente finale siano ridotti al minimo. Anche tramite apposite procedure di sincronizzazione, con l’obiettivo di non recare alcun disservizio al cliente.
TIM si è difesa spiegando di aver messo in atto procedure conformi a quelle previste dalla normativa di settore in materia di attivazioni, migrazioni e portabilità del numero fisso. La società ha aggiunto che i disservizi di cui parla l’AGCOM sono riconducibili a casistiche limitate. Ma non è così e TIM non può ritenersi giustificabile.
Tutti i casi contestati, infatti, sono riconducibili ad una condotta specifica realizzata da TIM e più volte denunciata dagli utenti che per il momento è stata punita con una sanzione amministrativa. A questo punto però non è detto che i diritte interessati da questi disservizi non debbano ricevere un rimborso.