Con Pixel 2 XL (primo smartphone made in Big G giunto ufficialmente nel nostro Paese) si è potuto assistere alla nascita di telefoni imperfetti dal punto di vista delle ottimizzazioni software e della compatibilità dei supporti.
Le implementazioni mal fatte hanno restituito device non proprio al top e diversi problemi. Situazione che sicuramente non vogliamo si riproponga anche in vista della commercializzazione dei Pixel 3. Cosa vogliamo dai prossimi portabandiera della casa californiana?
Per i Pixel 3 ci si aspetta una discesa drastica di prezzo che ingolosisca gli acquirenti. Desideriamo un ritorno di prezzario vecchio stile che ricalchi le orme dei Nexus ed introduca una diminuzione di prezzo di almeno 100 euro al lancio. Un sogno ad occhi aperti?
Con Pixel 2 abbiamo sborsato la bellezza di 950 dollari al day-one, ben 10 dollari in più rispetto ad una controparte Galaxy S9 Plus, che seppur giunta postuma ha regalato implementazioni e design degne del titolo di top di gamma (vedi AR Emoji e Dual-Cam).
I Pixel 2 Xl, invece, hanno regalato cornici spesse lontane dall’ideologia delle alte ammiraglie e diagonali da far impallidire tutti. Fattori che, nel loro complesso, hanno manifestato un diffuso flop di vendite cui Google deve rimediare. La soluzione potrebbe essere proprio un down-price
mirato.
La mania del notch sta interessando tutti i produttori Android, da Huawei a Samsung, che pare aver addirittura depositato un brevetto ad-hoc. Meglio avere una leggera cornice superiore ed inferiore in cui alloggiare invece un doppio altoparlante stereo ed un display che finalmente classifichi i telefoni made in BigG quali top-level phone dell’anno.
C’è molto da fare nel reparto progettazione. Il look raffinato è ormai divenuto un’esigenza e la società deve farsene una ragione. Non credete?
In Europa al disponibilità di Pixel Phone è limitata. Questo è un dato di fatto. Per aumentare le vendite e registrare di conseguenza un crescendo di interesse, Google deve diversificare il mercato delle sue soluzioni ed espandersi anche ai mercati limitrofi di tutto il mondo sbancando i confini.
Passando dal design al comparto software desideriamo un’implementazione mirata delle funzioni Active Edge che garantisca la possibilità di accedere a diverse funzioni dell’assistente vocale.
Active Edge funziona a dovere, e lo abbiamo visto su HTC, ed è per questo che la compagnia dovrebbe consentire una rimappatura nativa delle funzionalità che non includa il rooting del dispositivo o l’uso di app terze.
Uno dei problemi di maggiore impatto su Pixel2 XL è il display. A colori tenui e poso saturi (con manifestati problemi di tinte blu a schermo) si sono contrapposti anche i problemi di burn-in che notoriamente affliggono i supporti OLED Screen.
Da parte nostra speriamo che Google non ricada negli stessi errori e conceda soluzioni adeguate al caso, espandendosi anche a favore di formati rinnovati con diagonali utili di almeno 5.5 pollici e cornici estremamente ridotte.