In questo mese di maggio tutti, ma proprio tutti, hanno speso qualche parola sul presunto nuovo pericolo in circolo su WhatsApp. In Italia, proprio come nel resto d’Europa, migliaia di persone sono state impaurite dal “pallino nero” in grado di mandare in crash l’applicazione.
Oramai il pericolo si è sgonfiato: la minaccia alla fine è stata del tutto irreale ed anche sproporzionata rispetto alle prime aspettative. Tutto si è basato su un semplice intreccio di codici: proprio questo dava il via a malfunzionamenti temporanei ed innocui.
L’attenzione dovrebbe essere spostata su pericoli ben maggiori: un esempio su tutti è il malware che si sta diffondendo di
smartphone in smartphone.Il nome di questo file è “ZooPark”: i suoi effetti sono potenzialmente killer per i dispositivi mobili. Attraverso tale sistema, gli hacker ed i cybercriminali entrano nel cellulare ed hanno modo di osservare in remoto tutte le azioni compiute.
Tra queste azioni non vi è alcuna riserva: rientrano quindi nel novero anche le chat WhatsApp. Massimizzando le potenzialità del malware, i malintenzionati visualizzano ogni nostra conversazione.
In un primo momento, il problema ha riguardato solo Medio Oriente. La diffusione cosmopolita di WhatsApp ha però spostato il baricentro anche in Europa. E’ quindi necessario mantenere alta l’allerta su ciò che si scarica e su ciò che si visualizza sul web