Il nuovo piano di scorporo, da confermarsi con direttiva entro fine anno, vedrà la nascita di un nuovo gestore telefonico di linea fissa che opererà a partire da inizio 2019. In tutto questo rientrano anche le dichiarazioni di AGCOM che, a quanto pare, ha confermato in via del tutto ufficiale l’ammissibilità del progetto, nel rispetto delle norme europee.
Mentre Paypal e TIM sono diventati una sola cosa nel contesto dei pagamenti delle bollette della telefonia fissa l’attenzione svia verso un nuovo progetto strategico interno che vedrà l’abbandono della rete fissa TIM da parte dell’operatore.
Si tratta della prima vera “separazione legale della rete di accesso”, cui AGCOM ha dato il suo consenso in vista di un’approvazione che seguiterà con la consultazione pubblica nazionale che si terrà nei prossimi mesi.
Nello specifico, secondo quanto espresso, si proporrà “uno schema unitario di provvedimento di analisi del mercato dell’accesso che include il progetto di separazione della rete TIM contenente i rimedi relativi al ciclo regolatorio 2018 – 2021”.
Detto in breve, tutto è da rimandarsi ad una fase successiva, in cui non mancherà certo un dibattito sul piano politico e governativo che vedrà anche il diretto coinvolgimento della Cassa Depositi e Prestiti.
Al momento si sono fatte due ipotesi. La prima è quella di affidare le redini del nuovo comando a Vivendi, mentre la seconda è quella di una potenziale fusione nel progetto OpenFiber che andrebbe così a creare un’unica grande società di servizi online.
“Siamo preoccupati del costante declino dei prezzi annuali all’ingrosso di accesso che non sempre sembra tenere conto del costo effettivo e del rischio. Netco è l’unico operatore dominante nelle infrastrutture e lo sarà ancora per i prossimi 8-10 anni. Dobbiamo essere sicuri che abbia le risorse per realizzare un’efficiente infrastruttura in fibra là dov’è necessario,entro i prossimi 10 anni”
Le diverse compagini politiche hanno positivamente espresso il loro parere in merito ad una potenziale società nazionale unica della rete. Resta comunque da considerare il valore delle infrastrutture TIM, per le quali si introduce una stima variabile dai 10 ai 15 miliardi di euro a seconda che si consideri l’intera rete di distribuzione o solo il network fino ai cabinet o le centrali.
SI tratta di un’idea interessante, e non a casa il Garante ha dato il suo consenso in tal senso. Come andrà a finire per i dipendenti TIM?