I guai sembrano non finire mai per Facebook. Sono passati infatti solamente pochissimi mesi da quando è scoppiato lo scandalo relativo a Cambridge Analytica, dove è emerso che il celebre social network abbia rubato milioni e milioni di informazioni personali di vari utenti.
Adesso un nuovo scandalo sommerge la creatura di Mark Zuckerberg, un nuovo scandalo che senza ombra di dubbio farà molto parlare di sé nei prossimi mesi. Anche perché, ancora una volta, al nome di Facebook viene accostato un altro nome celebre, quello di Huawei, la nota azienda molto attiva nell’ambito dell’elettronica di origine cinese.
Ad accendere la miccia di questo nuovo ed imponente scandalo mediatico è stato il New York Times, che ha sostenuto l’ipotesi di accordi segreti tra Facebook e Huawei siglati nell’ormai lontano 2010. E, a complicare ulteriormente la situazione, si aggiungono l’accostamento a questo scandalo di altre tre grandi e celebri aziende cinese, ovvero Lenovo, Oppo e TLC.
L’indagine del New York Times è stata avviata grazie ad alcuni rumors, secondo i quali Facebook avesse stretto accordi con i più grandi produttori ed esponenti della telefonia mobile nel mondo. Alcuni di questi rumors riguardano nomi comi Amazon, Apple, Samsung e Blackbarry. Gli accordi in questione riguardavano, sempre secondo il New York Times, proprio la condivisione dati.
Questi rumors, che sono ancora da verificare, hanno messo in allerta gli esponenti del New York Times, i quali hanno indagato, alla ricerca di eventuali accordi simili con altre aziende. E, a quanto pare, sono state riscontrate alcune irregolarità con Huawei e con le altre tre grandi aziende citate in precedenza.
Facebook, però, non è rimasta con le mani in mano ad osservare l’ammontare delle polemiche. Infatti ha fatto sapere subito dopo le prime indiscrezioni, che i dati condivisi con Huawei sono tutti quei dati che rimangono sul dispositivo fisico, quindi sul cellulare, e non, come sostengono alcuni, sui server e sul social network. Ma questa risposta, che deve essere ancora verificata, non è riuscita a placare affatto le polemiche delle ultime ore, anzi, il clima di sospetto è aumentato ancora di più.
Ad alimentare ulteriormente queste tensioni, è importante ricordare che Huawei è da anni oramai stabilmente nel mirino della politica americana. Addirittura non molto tempo (circa qualche mese fa), l’intelligence statunitense ha vivamente consigliato di non acquistare alcun dispositivo marchiato Huawei.
Facebook aggiunge alle sue dichiarazioni che nelle ultime ore sono state effettuate delle verifiche sui dispositivi di Huawei, Lenovo, Oppo e TLC, per controllare se ci siano stati o meno delle infrazioni agli accordi stabiliti in precedenza. Il responso di Facebook è che tutto è nella norma e che nessuna irregolarità è stata rilevata.
A rispondere ci ha pensato anche Huawei, che nega categoricamente un suo eventuale coinvolgimento in quello che ha tutta l’aria di essere uno scandalo in piena regola, che sicuramente provocherebbe un danno all’immagine della nota società cinese. Per essere più precisi, Huawei nega di aver mai raccolto o archiviato dati per conto di Facebook, sostenendo che gli unici rapporti verificatisi tra le due aziende siano stati solamente accordi volti a rendere i contenuti offerti dal social network molto più fruibili e più facilmente accessibili.