Il reclamo di Mediapro, che ha sostenuto di aver acquistato un prodotto non conforme alla legge della licenza vigente, è stato respinto dal tribunale di Milano. La società iberica, che avrebbe dovuto partecipare alla distribuzione dei diritti televisivi della serie A, ha visto confermata da parte di un collegio di tre giudici la sospensione cautelare risalente al 9 maggio 2018 causata dal reclamo mosso da Sky per inadempienza che aveva portato alla risoluzione del contratto.
Rimaneva comunque la possibilità da parte di Mediapro di non ritrovarsi totalmente esclusa dal bando, ma di allearsi con le pay tv satellitari e partecipare da intermediario. Alla fine delle trattative, però, sono stati Sky e Perform ad aggiudicarsi i diritti televisivi per questo triennio. La serie A è stata frazionata in tre blocchi: i primi due, per un ammontare di 266 partite all’anno, acquistati da Sky per 780 milioni medi annui e il terzo, per un ammontare di 144 partite, comprato da Perform per 193 milioni medi annui.
In questo modo Sky trasmetterebbe il posticipo del lunedì, due match il sabato (alle 15 e alle 18) e quattro la domenica (quelli delle 15 e delle 18, ma anche la partita più attesa della settimana, ovvero quella della domenica sera alle 20:30). Perform si è invece aggiudicata la messa in onda dell’anticipo del sabato sera (alle 20:30) e di due match domenicali (sia quello delle 12:30, sia un’ulteriore partita nel pomeriggio, alle 15).
Sky e Mediaset potranno trasmettere la Serie A
Numerose sono state le lamentele sulla nuova organizzazione, costituita da pacchetti basati sugli orari e non più sulle squadre, che porterebbe alla impossibilità di trasmettere in chiaro gli highlights delle partite prima delle 22 di domenica. Inoltre, i tifosi interessati all’interezza dell’offerta dei match dovrebbero sottoscrivere abbonamenti con due piattaforme a pagamento concorrenti. Questa nuova suddivisione del campionato è stata aspramente criticata come priva di qualunque appeal per i tifosi delle singole squadre a cui verrebbero offerti dai tre ai quattro match per turno temporale senza la definizione chiara dei club in campo.
Le lamentele Rai non si sono fatte attendere e la società, tramite nota, ha sottolineato come questa decisione “danneggia prima di tutto i loro stessi tifosi e tutti gli appassionati di calcio”. In questo modo, ha aggiunto, non si darebbe la possibilità all’intero pubblico italiano di guardare “il sabato sera e la domenica pomeriggio le immagini salienti delle partite, come avvenuto per oltre mezzo secolo”, concedendo tale possibilità “solo a chi può permettersi abbonamenti con privati”.
Il direttore generale della Rai, Mario Orfeo, si è successivamente detto soddisfatto dell’annuncio del presidente della Lega Calcio di Serie A, Gaetano Micciché, sulla possibilità dell’apertura di nuove finestre apposite che potrebbero permettere il continuo di trasmissioni storiche come 90° Minuto. Tali programmi sportivi rischierebbero, altrimenti, di non avere più motivo di esistere causando ripercussioni anche sulle reti televisive. Rimarrebbe comunque, però, in vigore il divieto di trasmettere in chiaro le partite del sabato sera fino al pomeriggio di domenica.