La transizione verso tecnologie contactless, l’archiviazione elettronica di dati biometrici e l’integrazione di motori crittografici in chip di smart card hanno dato un forte impulso alla progettazione di nuovi sistemi di documenti di viaggio.
Per le società fornitrici, la vera sfida è quella di soddisfare i requisiti di progettazione del passaporto stabiliti da ciascun governo. La partnership richiede anche una catena sicura di processi produttivi, a fini di tracciabilità, in caso di frode. Sono inoltre necessarie diverse tecniche di produzione, a seconda che i chip delle smart card siano integrati in una pagina speciale o in una quarta di copertina. Quest’ultima versione richiede sia un inserto flessibile che un chip incorporato in una struttura tessile simile a quella della copertina del passaporto corrente.
Progetti pilota avevano testato esattamente come potrebbero funzionare gli e-passaport nel 2004 e negli aeroporti di Australia, Canada, Stati Uniti, Giappone, Singapore e Hong Kong. L’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile
(ICAO), un’agenzia delle Nazioni Unite che fissa norme e regolamenti per il trasporto aereo e i servizi, ha suggerito l’uso di chip contactless incorporati nei passaporti, in grado di memorizzare un’immagine del volto del titolare del passaporto.Un chip con 32 Kbyte di memoria, utilizzato nelle prove su e-passport, è passato ad essere un chip con 64 Kbyte di memoria – 20 Kbyte per memorizzare un’immagine facciale, 10 Kbyte per un’impronta digitale, altri 10 Kbyte per un’altra impronta digitale e il resto per la memorizzazione dei dati personali elencati nella pagina del titolare e nel sistema operativo,. Ogni informazione è memorizzata come non elaborata.
La vera utilità dei passaporti elettronici è quella di rafforzare la sicurezza contro i terroristi. Potrebbero infatti essere in grado di rimuovere e scovare criminali a buon mercato e piccoli crimini. L’emissione di questi documenti di viaggio non è facilmente falsificabile e, senza possibilità di errore, questi conducono ad una singola persona fisica. La creazione di un database nazionale deve contenere le impronte digitali di tutti i cittadini in possesso di tale documento.
Questo, però, non deve essere confuso con la creazione di una schedatura di massa.