I social media sono al centro di perpetui e ciclici fuochi incrociati di accuse e scandali. Dopo il dibattitto sulla privacy che ha coinvolto Facebook a causa della cattiva gestione dei dati personali dei suoi utenti, prelevati e usati da Cambridge Analytica, una società di consulenza e marketing, i riflettori ancora una volta sono stati puntati sui social network.
Ma sempre più spesso a far riflettere è il possibile collegamento tra il loro abuso da parte degli utenti e una crescente diffusione di disturbi quali ansia, stress, depressione e vera e propria dipendenza.
Diversi studi su questi fenomeni hanno confermato l’esistenza di questi legami preoccupanti diffusi tra diverse fasce di utenti e per una molteplicità di motivi: il bisogno di identificazione e di costruirsi un’identità virtuale che trascina in un circolo vizioso, l’isolamento che l’uso dei social comporta, il senso di invidia e di inadeguatezza che può scaturire confrontandosi con altri utenti.
Zuckerberg stesso ha più volte ribadito che “proteggere la community è più importante di massimizzare i profitti” e forse qualcosa si sta finalmente muovendo in questa direzione. La nuova feature sviluppata per l’App Android si chiamerà “Your Time on Facebook” e mostrerà agli utenti quanto tempo hanno speso sul social network negli ultimi sette giorni e il tempo medio speso al giorno.
Inoltre ogni utente avrà la possibilità di impostare timer con un limite giornaliero di uso e riceverà una notifica quando sarà in prossimità di raggiungerlo. Non è ancora chiaro se si baserà solo sull’utilizzo attraverso App o se verranno prese in considerazione anche le attività da desktop, cosa augurabile in quanto altrimenti l’effetto potenzialmente benefico rischierebbe di essere vanificato.
Il principale obiettivo dichiarato di questa nuova funzione sembra essere quello di contribuire a creare consapevolezza tra gli utenti su quanto tempo viene sprecato attraverso un uso eccessivo del social network e aiutare a farne un uso migliore. Nell’ottica di dare priorità alla qualità rispetto che alla quantità, si inseriscono anche altri interventi di Facebook sui propri algoritmi per ridurre la visibilità di contenuti virali e capaci di catturare l’attenzione degli utenti, rendendoli prigionieri di un loop troppo spesso quasi infinito.