Al giorno d’oggi la possibilità di trasmettere in streaming è diventata la normalità. La sigla IPTV è l’acronimo di Internet Protocol Television, una nuova piattaforma nata con lo scopo lecito e legittimo di vedere in streaming i contenuti delle principali reti televisive. Nonostante ciò, con il passare del tempo la pratica si è spinta verso l’illegalità dato che non è possibile trovare solo i programmi della tv nazionale ma anche quelli trasmessi sulle pay tv, le quali danno la possibilità al pubblico di trasmettere diversi contenuti fra cui serie tv e film in anteprima, partite di calcio e competizioni internazionali, tra cui Serie A e Champions League.
Gli abbonamenti inoltre possono non avere un costo eccessivo. Al centro del dilemma non troviamo solo Sky e Mediaset Premium, ma infatti anche Netflix.
IPTV: a meno di 10 euro al mese si possono vedere tutti i canali gratis
Molti utenti infatti non vogliono pagare la quota mensile e ricorrono al sistema dell’IPTV non sapendo però a quali rischi vanno incontro: innanzitutto il servizio non è completamente gratuito ma richiede un contributo di 10 euro, inoltre la Corte di Cassazione ha stabilito che gli utenti che trasmetteranno in streaming utilizzano IPTV possono andare incontro a sanzioni di minimo 2000 euro, coloro che lo gestiscono rischiano invece direttamente il carcere.
In più, ci è possibile sottolineare che le aziende essendo all’oscuro di questa pratica possano chiedere un risarcimento danni, alzando così la multa a più di 2000 euro. Questa pratica è infatti citata dalla legge come ‘Concorrenza sleale’, dato che “vale direttamente o indirettamente di ogni altro mezzo non conforme ai principi della correttezza professionale e idoneo a danneggiare l’altrui azienda” – Art.2598/3 cc.
Possiamo quindi dire che, cercare di aggirare la legge per evitare di pagare il prezzo minimo dell’abbonamento non vale la pena dato che si corrono rischi ancora più gravi.