Innanzitutto, la trasmissione delle IPTV è un sistema legale. Le modalità di trasmissione dei canali tv principali sono: il servizio on-demand e lo streaming live. Nel primo caso si sceglie come e quando vedere un determinato contenuto digitale, mentre nel secondo la trasmissione è in tempo reale e si può solo guardare. Quindi, parliamo di uno strumento legale introdotto da tutte le maggiori reti tv e dai colossi del satellite.
Il problema della legalità nasce quando i contenuti sono trasmessi tramite internet da chi non ne ha il diritto. Quando vedete SkyGo o i contenuti sul sito web della RAI, è tutto legale, ma l’utilizzo di provider o applicazioni che vi offrono ciò che normalmente vedreste sui canali ufficiali non lo è.
Per essere più sintetici, è illegale una IPTV che diffonde dei contenuti esclusivi di altre emittenti, anche se è previsto il pagamento di un canone mensile da parte di voi utenti. Non è quindi una pratica in sé illegale: lo diventa quando si aggirano i normali abbonamenti alle tv private o ai servizi digitali canonici.
Una IPTV che diffonde illegalmente contenuti digitali di altre emittenti, anche se voi pagate per vedere, sta piratando il segnale originale. Il gestore di questo servizio illegale s’inserisce, in pratica, nel meccanismo di diffusione delle canoniche PayTv, copia i codici criptati dei contenuti trasmessi e dirotta tramite un tool il segnale live sui computer di chi paga: l’utente finale.
Parlando di cosa si rischia, le prime parole che bisogna associare alle IPTV sono: phishing e reato. La Corte di Cassazione ha stabilito che commette reato non solo il gestore della tv pirata ma anche l’utente fruitore. Entrambi sono colpevoli di violazione del diritto d’autore e la sanzione non è per nulla clemente.
Parliamo di detenzione in carcere dai sei mesi ai tre anni e una multa dai 2.582 ai 25.822 euro per l’utilizzatore del servizio. Il gestore, invece, finisce in prigione fino a un massimo di quattro anni, per una multa fino a quindicimila euro.