Ciclo:”a volte ritornano”. Ogni anno torna il motivo ricorrente sulle radiazioni che provengono dai nostri smartphone. Quante sono e perché le emettono e la quantità di esse che crea un pericolo per la salute. Sono le domande che più spesso senti ripetere alle persone (magari in mezzo a complotti sulle scie chimiche e gli ufo), e tuttavia un fondo di verità nel preoccuparsi c’è.
I dispositivi che sfruttano le onde radio, si sa, da sempre emettono delle radiazioni eventualmente dannosi per gli esseri umani. Il tema sta diventano però sempre più caldo nell’ultimo ventennio, poiché l’opinione pubblica comprende che l’uso degli smartphone è diventato invasivo. Basta un piccolo allarme, magari giustificato, che subito monta la polemica. Ecco dunque che sappiate quante emissioni produce il telefono a cui tenete appiccicato l’orecchio tutto il giorno.
Gli statisti e i matematici sono sempre pronti a compilare liste e classifiche, è il loro mestiere: contare le emissioni è poi altrettanto facile. Quello a cui invece nessuno risponde mai con certezza è il grado di rischio per la salute che l’uso intenso degli smartphone provoca al nostro organismo.
Ciò che tutti, compreso chi scrive, vi possono consigliare è sempre la stessa cosa: non appoggiare continuamente lo smartphone su testa, genitali e cuore. È buona creanza l’utilizzo costante di auricolari (non bluetooth) per parlare al telefono, così come è meglio evitare di appoggiare PC e tablet sulle gambe quando si usano.
Sebbene non ci sono delle linee guida standard per certificare livelli dannosi di radiazioni, i device con un tasso di assorbimento specifico (SAR), inferiore ai 0,6 watt per chilogrammo, possono considerarsi dei buoni dispositivi. Ma, bando alle ciance e guardiamo la lista, ricordando che i valori accanto ai modelli seguono l’unità di misura SAR: