Alla luce delle molte novità nel settore della telefonia, sembrerebbe che gli operatori storici debbano correre ai ripari per mantenersi competitivi. In un mercato sempre più giovane e cliente-centrico, evolvere e migliorarsi è la parola d’ordine di tutti; e, proprio pochi giorni fa, sono state scoperte le carte su cui tutti – o quasi – sembrano voler puntare: il 5G. Entro il 10 settembre, le compagnie che si sono aggiudicate l’accesso al bando dovranno far pervenire al Ministero dello Sviluppo le offerte per l’assegnazione delle frequenze interessate.
Non potevano mancare i grandi colossi della telefonia mobile italiana: TIM, Wind, Vodafone e Fastweb, con l’agguerrita concorrenza di Iliad, Linkem e Open Fiber.
Ognuno tenta di potenziarsi in vista del lancio del 5G
Wind sta già portando avanti una campagna di modernizzazione delle reti con implementazione del sistema ERS, capitanata da Ericsson, con cui già aveva collaborato per il potenziamento della rete Core 5G. Il progetto è mettersi in condizione di sfruttare al meglio le proprie reti, con un’architettura modulare a sistema multi-standard; quella che, per chi non è un esperto del settore, può tradursi come modernizzazione, potenziamento e ottimizzazione delle risorse, per il bene dei 29 milioni di clienti Wind.
TIM, ben consapevole di essere stata talvolta impietosa nei confronti dell’utenza -tanto da avere il triste primato di operatore mobile più denunciato- sta correndo contro il tempo per riabilitarsi e guadagnare la credibilità persa; cosa non difficile per l’operatore che vanta una delle reti più estese d’Europa. Sempre in collaborazione con Ericsson, sta puntando a massimizzare l’efficienza e ad automatizzare le reti Radio e Core in territorio nazionale; con la riuscita della prima rete virtualizzata a Torino, TIM può vantare un primato mondiale, che potrebbe attirare investimenti considerevoli.
Diverse le previsioni per Iliad: l’operatore è stato accusato di non essere all’altezza di un progetto del genere, in quanto (all’estero) non avrebbe mai portato a termine gli investimenti di rete, sfruttando quanto più possibile i margini di sbilanciamento contrattuale; questo avrebbe portato alla svalutazione dei progetti e ridotto ai minimi termini i ricavi effettivi – molto distanti da quelli stimati. Non solo: le agevolazioni per i nuovi entranti, stabilite da AGCOM, prevederebbero l’assegnazione di lotti da 5 a 700MHz al solo prezzo della base d’asta. Questa disparità di trattamento è aggravata dal fatto che le frequenze a 700MHz rappresentano un terzo delle frequenze più ambite, e sono parte integrante della rete 5G.
La corsa al 5G è già iniziata, ma non ha distratto gli operatori dal loro ruolo di gestore per il singolo consumatore. Per questa estate piena di colpi di scena su tutti i livelli, le proposte all’utente non sono da meno.