Questo mese sembra aver dato l’ispirazione ai cyber-criminali che hanno ideato nuove strategie in grado di persuadere ancora più utenti.
Il tentativo di frode online, fino ad ora più diffuso, arriva agli utenti tramite email e si presenta come una segnalazione riguardante un blocco improvviso della loro carta PostePay. Il titolare della carta è quindi esortato a rinnovare i suoi dati, entro 48 ore, attraverso un link di accesso rapido per poter risolvere il problema. Tale comunicazione si è diffusa sempre più.
Gli hacker hanno sfruttato anche gli SMS e WhatsApp per inviarla ai clienti di Poste Italiane ma questo non è l’unico tentativo di frode.
Un’altra email ricevuta dagli utenti riguarda, infatti, l’accredito di un bonifico. I truffatori informano l’utente di aver ricevuto una somma decisamente elevata di denaro che non potrà essere accreditata fino al rinnovo dei suoi dati di accesso al conto. Anche in questo caso i malfattori inseriscono un link invitando l’utente ad utilizzarlo per inserire le sue credenziali.
I cyber-criminali non si sono fermati alle email, agli SMS, o ai messaggi inviati su WhatsApp agli utenti. Facebook è stato utilizzato per diffondere un’altra truffa.
Quest’ultima ha colpito diversi utenti poiché meno palese da smascherare. Falsi assistenti contattavano direttamente in chat gli utenti che avevano richiesto aiuto o informazioni riguardanti la propria carta. I truffatori avviano una conversazione apparentemente convincente ma inducono l’utente a fornire codice fiscale e password per accedere alla loro carta e prelevare il denaro.
La segnalazione più recente riguarda però una strategia differente che arriva all’utente come una sorta di notifica direttamente sul web. Il messaggio comunica al cliente di avere la possibilità di ricevere uno smartphone in regalo da parte di Poste Italiane. L’utente dovrà cliccare sulla voce “OK” e verrà spedito in pagine false che richiederanno i suoi dati.
Le comunicazioni qui segnalate arrivano sempre a nome di Poste Italiane ma ciò non deve trarre in inganno poiché l’azienda, così come le banche, non è solita inviare comunicazioni personali o richiedere dati tramite email.