La portata del progetto è rilevante. Esso si basa sulla nuova idea del TARF, un sistema in grado di risolvere i problemi di comunicazione WiFi aria-acqua. Un’idea descritta per filo e per segno all’interno di una nuova sezione del sito ufficiale, dove si forniscono informazioni su qualcosa destinato a passare alla storia.
Mentre ci troviamo ancora alle prese con i problemi alla reti WiFi all’interno delle nostre case in quel di Boston si lavora per riscrivere il futuro. Un articolo pubblicato nelle news del MIT offre una panoramica su una soluzione che si applica al contesto militare ma che non esulerebbe dall’essere applicata anche in campo civile.
Lo scopo di questa nuova mission è sostanzialmente quello di integrare i sistemi di bordo dei sottomarini ai protocolli di comunicazione terrestre. La condivisione dei dati sarà facilitata e resa possibile da un nuovo modulo hi-tech che amplifica la portata della comunicazione anche per distanze in immersione notevoli.
Grazie al sopra citato TARF (acronimo di translational acoustic-RF communication) si renderà disponibile una piattaforma binaria di trasmissione che penetra attraverso l’acqua tramite un apposito trasmettitore, realizzato secondo criteri già conosciuti. Si tratta di un semplice trasmettitore sonar che genera segnali a frequenze variabili da tradurre in bit di 0 e 1.
Giusto per fare un esempio, un’onda a 100Hz potrebbe essere interpretata come uno 0 logico mentre un segnale a 200Hz come un 1 logico. Il ricevitore da predisporre a bordo è un’unità sensibile ai segnali. In grado di ricevere con portata a lunga distanza si occupa di tradurre il segnale originario, allo stesso modo di quanto avviene per un comune modem di casa che riceve i dati dalla linea analogica.
Il sistema si trova ancora in sviluppo presso i laboratori di Boston. Presto troverà ampie modalità di impiego nei settori della sicurezza civile e militare. Si pensi ad esempio ad un’applicabilità del progetto nelle operazioni di recupero sottomarino o nella localizzazione di relitti aerei precipitati nelle profondità degli oceani.
Per questa prima fase l’integrazione in campo militare è prioritaria ma in futuro le cose potrebbero cambiare a favore di tecnologie alla portata di tutti. Ulteriori informazioni sono disponibili nella pubblicazione ufficiale del MIT.