Sostanzialmente, Zuckerberg ha affermato che lui e Facebook hanno bisogno di aiuto e non possono impedire – da solo – le ingerenze nelle elezioni; l’AD ha osservato che “anche se preferirei che Facebook identificasse sempre l’abuso, ciò non è sempre possibile. A volte ci troveremo dinanzi attività solo con suggerimenti del governo, di altre società tecnologiche o di giornalisti; è dunque necessario un cambio di cultura, di pensiero“.
Tutte queste congetture hanno la loro radice nelle Elezioni presidenziali del 2016, quando la Russia interferì a favore di Donald Trump, screditando al contempo Hillary Clinton. Sebbene l’attuale presidente affermasse l’innocenza della Russia, fino a poco tempo fa, tutte le agenzie di intelligence e persino le piattaforme di social media hanno convenuto che la vittoria di Donald fosse merito – anche – della Federazione euroasiatica.
È dunque il momento di assicurarsi che i poteri stranieri non interferiscano più nelle elezioni di uno stato sovrano. Innanzi tutto, Facebook e Twitter devono più trasparenti su chi sta acquistando determinati annunci o su chi sta gestendo pagine Facebook a sfondo politico.
Zuckerberg ha ragione: per prevenire l’interferenza elettorale è necessario che tutti – aziende, multinazionali e perchè no, anche gli utenti – lavorino insieme. Recentemente poi, il noto social ha implementato nuove tecnologie basate sull’intelligenza artificiale per per contrastare chiunque tenti di influenzare le elezioni, o comunque qualsiasi evento che abbia ripercussioni sulla sovranità di uno Stato.