Una gara che coinvolge esperti, multinazionali, operatori, paesi, continenti: chiunque operi nel mondo della tecnologia, sta configurando la propria rete di telecomunicazione all’utilizzo del 5G.
La telecomunicazione, in generale, si basa sul sistema di modulazione: un segnale debole viene accorpato a un’onda portante adatta alla trasmissione; in ricezione si separerà l’onda ricevuta dalla portante, riottenendo i dati. I ricetrasmettitori, tuttavia, sono calibrati solo per alcuni tipi di onda: telefono, radio, decoder e satelliti utilizzano tutti lo stesso principio, ma operano su diverse bande di frequenza— che, in alcuni contesti, risultano sovraffollate e rallentate.
La rivoluzione del 5G è proprio il cambio della banda di frequenze, che nella peggiore delle ipotesi centuplicheranno la velocità della trasmissione. Lo standard prevede una velocità minima di 20 Gbps in download e 10 Gbps in upload: per scaricare un film in HD ci vorrà meno di un minuto, poiché l’espansione dello spettro permetterà di inviare molti più dati simultaneamente, senza risentire dell’alta affluenza.
Questo significa latenza ai minimi storici, ovvero videochiamate e streaming senza ritardi, in tempo reale: dai 20 millisecondi attuali, si passerà ad 1 msec. Con comunicazioni istantanee, sarà possibile gestire da remoto le realtà più disparate: trasporto pubblico, sicurezza, produzione, sopralluoghi, automatismi e domotica.
In Italia, il processo di modernizzazione della rete prosegue bene, a detta addirittura dell’UE. Nonostante una situazione spettrale complessa, la Legge di Bilancio 2018 ha previsto il riordino e l’assegnazione delle frequenze necessarie al 5G, alcune delle quali spodesteranno il digitale terrestre. Le città principali potrebbero usufruire della nuova rete già nel 2019, con una copertura su territorio nazionale prevista per il 2022.
In questo mese si è aperta la gara d’asta per l’assegnazione dei lotti per il 5G e che abbiamo seguito nei nostri articoli dedicati.