Netflix, insieme ad altre piattaforme di streaming video, sta attualmente affrontando una causa legale collettiva guidata dalla città di Creve Coeur, nel Missouri, per conto di dozzine di municipi statali. L’obiettivo di questa causa è quello che queste piattaforme paghino le tasse ritenute idonee dalla città, tasse necessarie per operare nel Missouri.
Netflix si è difesa sostenendo che le tasse e le imposte in questione non si applicano poiché Netflix non è per definizione un “fornitore di servizi video”. La causa è in corso e potrebbe creare non pochi problemi a Netflix. Per chi non lo sapesse, nel Missouri esiste una legge del 2007 sui fornitori di servizi video.
Questi fornitori di video, come le società via cavo, devono pagare delle commissioni a livello locale e fare richiesta per ricevere un’autorizzazione di servizio video così che possano operare in una determinata area. Nel caso della città di Creve Coeur, le commissione potrebbe ammontare fino al 5% delle entrate lorde di un’azienda.
Tuttavia, Netflix sostiene che non è tecnicamente un fornitore di servizi video
in quanto non fornisce una programmazione video e certamente è profondamente diverso dai tradizionali operatori via cavo per via della fornitura di contenuti video universalmente attraverso internet. Un servizio indipendentemente dalla località e dal dispositivo.Netflix sottolinea inoltre che con le definizioni correnti non è possibile richiedere un’autorizzazione per servizi video, il che evidenzia ulteriormente come i servizi di streaming in generale non sono soggetti alle leggi vigenti sui fornitori di servizi video. È per questo motivo che la vicenda è particolarmente importante.
Il risultato finale di questa azione può rivoluzionare il mercato. Se Netflix è ritenuta responsabile, è probabile che operate nel Missouri si riveli troppo costoso per il servizio di streaming. E se queste piattaforme continuano a non pagare, potrebbero essere private della loro capacità di operare in questi stati.
D’altro canto, se il colosso dello streaming vincesse il caso sostenendo il suo status, ciò potrebbe portare a una discussione più ampia con un potenziale cambiamento della legge del 2007 che a quel punto includerebbe anche i servizi di streaming.