I dipendenti dei mezzi pubblici ottengono l’autorizzazione all’utilizzo dei nuovi sistemi di verifica smart per i titoli di viaggio che sono state battezzate body cam. Si tratta di indossabili che consentono di visualizzare informazioni e trasmettere immagini in tempo reale.
L’unico nodo da sciogliere era quello della privacy, sul quale è intervenuto il Garante per la protezione dei dai personali espressosi con delibera attuata lo scorso 22 maggio 2018 secondo la direttiva numero 362.
Il progetto concede l’uso di dispositivi portatili di sorveglianza a tutto il personale dei mezzi di locomozione. Gli impiegati possono trasmettere e ricevere immagini da e verso il database della centrale operativa sulla base di un sistema integrato di videosorveglianza. Lo scopo è quello di creare un deterrente valido contro atti di vandalismo ed aggressione ed un sistema che garantisca un intervento più rapido delle autorità in caso di necessità.
Oltre questo si offre una piattaforma in grado di facilitare le indagini nel caso in cui vi fossero i presupposti per l’istituzione di un processo giudiziario. Ma come funziona questo nuovo sistema?
Il principio di funzionamento di detti sistemi basa la propria efficacia sull’utilizzo di un dispositivo indossabile operativo soltanto durante il turno di lavoro. Al termine della giornata lavorativa l’addetto riconsegna il terminale e la società salva i dati registrati nei suoi server cancellando il contenuto della memoria con i dati della giornata.
L’accesso al server è autorizzato solo al Responsabile designato o all’incaricato del trasferimento dati, secondo le disposizioni specifiche indicate all’articolo 28. Ad esso saranno affidati i dati di accesso per il login ai sistemi. La conservazione prevederà un tempo limite di una settimana, dopo la quale i contenuti salvati e cifrati dovranno essere rimossi definitivamente. Il termine di prescrizione si estende a due anni nel caso in cui i dati si rendano necessari per un procedimento in sede civile, penale o amministrativo.
Le riprese effettuate tramite i nuovi sistemi di videosorveglianza sono limitate ad aree specifiche contestuali all’ambiente di lavoro sul mezzo. Non si tratta di un sistema atto a monitorare i lavoratori, sebbene non vi sia ufficialmente una clausola specifica che ne vieti l’utilizzo in tal senso.
Considerando questi presupposti è innegabile il fatto che ci si trovi di fronte a sistemi richiosi e pregiudizievoli di ledere il diritto alla riservatezza e le libertà degli addetti e dei passeggeri. Nell’istanza rivolta al Garante, Trenord ha rassicurato sul fatto di mettere a disposizione una piattaforma il cui unico scopo è quello di:
“Garantire la sicurezza, tutelare i beni aziendali e precostituire elementi di prova validi a fini investigativi”
Tutto ciò renderebbe detti sistemi perfettamente leciti. Nonostante ciò il dubbio resta tra i paladini della riservatezza e coloro che temono un sistema che mal potrebbe tutelare i nostri diritti. Un sistema verso cui si dovranno adottare non poche cautele, anche nel rispetto del GDPR introdotto a maggio, il quale determina e stabilisce il limite di responsabilità sui dati trasmessi ed immagazzinati.
Sia i dipendenti che gli operatori dovranno essere istruiti ed informati circa le responsabilità derivanti da un uso illecito dei sistemi di videosorveglianza e gli aspetti puramente tecnici convergenti al tema sicurezza. Lo stesso vale per gli utenti, che riceveranno adeguata informativa sulla presenza dei sistemi di ripresa a bordo.
Tu che cosa ne pensi di questo nuovo sistema di sicurezza integrato a bordo dei treni? Sei d’accordo o pensi che possano sorgere dei problemi? Spazio a tutte le tue opinioni.