TIM, Wind e 3 Italia sono finite nuovamente nel mirino dell’AGCOM che per la gioia degli utenti perché diciamoci la verità, i clienti godono tantissimo a sapere che il proprio operatore è stato multato. E in questo caso l’AGCOM ha emesso per quelle società una multa complessiva di 87.348 euro.
E la maggior parte di questa cifra la dovrà pagare TIM. Il motivo della multa è lo stesso per tutti e tre gli operatori telefonici: problemi con la trasparenza tariffaria, che di trasparente non aveva nulla. Da tutta una serie di verifiche è emerso che le pagine relative alla trasparenza tariffaria dei siti internet degli operatori omettevano informazioni.
Nello specifico, nel caso della società WIND Tre S.p.A., l’elenco delle offerte vigenti non più sottoscrivibili risultava del tutto omesso così come non erano accessibili i prospetti informativi di tutte le opzioni e promozioni disponibili. Inoltre, i costi di disattivazione e recesso delle offerte da rete fissa non risultavano illustrati con la dovuta chiarezza.
Inoltre, non è risultato sufficientemente chiaro se tali costi fossero riferiti solo alle utenze domestiche o anche ai piani tariffari sottoscrivibili per fisso con partita IVA. Tutti questi costi delle offerte mobile destinate a privati e professionisti, nonché delle offerte dell’utenza business, erano presenti solo all’interno dei singoli schemi grafici
di ciascuna offerta.Come se non bastasse, proprio la pagina trasparenza tariffaria non è risultata immediatamente accessibile dalla home page del sito internet e le informazioni presenti al suo interno risultavano incomplete. TIM ha fatto di peggio ed è per i motivi più in basso che solo quest’ultimo operatore deve pagare 87.000 euro di multa.
Il collegamento trasparenza tariffaria presente nella home page di TIM portava solo ad una pagina di raccordo con il collegamento alla pagina dedicata alle offerte di linea fissa e di linea mobile. In queste pagine, all’interno degli schemi grafici tabellari contenenti il dettaglio delle condizioni economiche di ciascuna offerta c’erano dei codici alfanumerici.
Questi sostituivano un elenco, separato da virgole, con i nomi commerciali delle offerte compatibili con l’opzione descritta nel prospetto. Un modo come un altro per creare confusione. Tra gli altri problemi c’era l’assenza, nemmeno nelle note degli schemi, del costo del traffico internet extra soglia.
Le informazioni sulle condizioni contrattuali applicabili risultavano omesse e le informazioni sull’esistenza di costi di attivazione, disattivazione e recesso erano visualizzabili solo consultando, per ciascuna offerta, lo schema grafico tabellare contenente il dettaglio delle condizioni economiche di ciascuna offerta.