Il 12 gennaio 2018, un razzo indiano PSLV è decollato in rotta verso lo spazio portando in orbita un gruppo di 31 satelliti. Era una missione che doveva avere successo ad ogni costo, perchè ogni sonda doveva essere schierata nel posto giusto. L’unico problema? Quattro di questi satelliti non avevano il permesso di volare dal governo degli Stati Uniti.
Questi “satelliti canaglia“, così definiti dalla stampa americana, erano quattro minuscole sonde di una startup della Silicon Valley chiamata Swarm Technologies. Ma la compagnia non aveva nessuna licenza per lanciare il veicolo spaziale salito sul volo. Tutti i satelliti statunitensi hanno bisogno dell’approvazione della Federal Communications Commission, in quanto la FCC assegna le frequenze radio che un’azienda può utilizzare per comunicare con un veicolo spaziale.
Tutti i satelliti statunitensi hanno bisogno dell’approvazione della Federal Communications Commission.
Un’irregolarità da non sottovalutare
Il Polar Satellite Launch Vehicle, o anche PLSV, fu inizialmente sviluppato per permettere il lancio della costellazione di alcuni satelliti appartenenti all’Indian Remote Sensing, fino all’avvento del PSLV e l’introduzione di lanciatori russi Vostok.
Swarm Technologies aveva richiesto una licenza ma gli fu negata l’approvazione. La FCC era preoccupata che i piccoli satelliti della compagnia fossero troppo piccoli, il che avrebbe potuto renderli difficili da individuare nello spazio. E se un satellite è difficile da tracciare, allora è difficile sapere se il veicolo spaziale è a rischio di collisione con un altro satellite.
Evitare le collisioni è una grande priorità per gli operatori satellitari perchè quando si verifica uno schianto nello spazio, i detriti collassati possono rappresentare una minaccia seria per gli altri satelliti.