Le possibili controindicazioni sull’organismo umano, derivanti dall’assorbimento delle stesse radiazioni per un prolungato contatto effettivo, sono una cosa (qui per maggiori informazioni), l’elettrosmog è davvero tutt’altro.
Nelle zone, sopratutto, densamente popolate, la rigorosa legge italiana ha posto limiti molto severi , a causa dei quali si è giunti ad un “livello di saturazione“, afferma Silvia De Fina, capo della sezione 5G e Fwa di Italtel (che da tempo si occupa nello sviluppo e sperimentazioni per l’applicazione del 5G).
“Considerando che, ad oggi, nemmeno tutte le frequenze dell’asta LTE del 2011 sono state utilizzate“, continua De Fina, “è facile capire come la legge italiana non permetta l’eccessivo inserimento di capacità extra, in aree in cui la concentrazione appare già molto vicina al limite imposto”.
L’unica strada che gli operatori telefonici, nel nostro TIM, Vodafone e Iliad, dovranno intraprendere, sarà quella di “posizionare antenne molto più piccole, senza impatto, ma con una più ampia possibilità di accesso in numero di utenti; in questo modo i limiti elettromagnetici saranno assolutamente rispettati, dato che le antenne non saranno concentrate solamente in alcune zone, ma saranno più distribuite sul territorio”.
Il problema finale saranno i costi effettivi, poiché l’aggiunta di un layer di frequenze possiamo ritenerla come normale amministrazione; la posa, invece, di tante piccole antenne diventa davvero un’operazione onerosa.