Facebook La violazione dei dati è quasi un’abitudine ormai per il celebre Facebook. Di recente pare che siano stati colpiti almeno 29 milioni di utenti. Sembra che sia colpa degli spammer, così riporta The Wall Street Journal.

Le fonti sostengono che l’attacco sia legato al tentativo di spammare gli utenti colpiti con pubblicità maligne. Inoltre, questa non è la prima volta che avviene qualcosa di simile che mina la sicurezza di Facebook. Il gruppo accusato è stato notato in passato come un’agenzia pubblicitaria sul sito di social media e la sua affiliata Instagram. Anche se solo Facebook sembra essere stata violata per il momento.

Violazione della privacy su Facebook per un bug nella funzione “visualizza come”

Inizialmente si pensava che la violazione della sicurezza avesse colpito ben 50 milioni di utenti. Causato da un bug nelle funzionalità del profilo “Visualizza come” del sito, ha effettivamente consentito un facile accesso ai token di accesso di Facebook che, a loro volta, hanno consentito l’accesso al profilo di un determinato utente sul sito. I token sono usati come mezzo per consentire agli utenti di rimanere loggati piuttosto che dover reinserire la loro password. La collaborazione con l’FBI e altre agenzie è in corso. Nel frattempo, altri 14 milioni di utenti sono stati colpiti in modo più approfondito. Quest’ultimi hanno avuto una più ampia gamma di informazioni sensibili sott’attacco.

Prima dell’incidente, Facebook era già stato sottoposto a severi controlli per la gestione dei dati dell’utente e, in particolare, per le vulnerabilità che hanno consentito il prelievo di tali informazioni dal sito. Il più grande di questi è stato lo scandalo di Cambridge Analytica che è diventato famoso a marzo e che ha creato problemi con i dati di oltre 80 milioni di utenti. In tal caso, gli utenti che hanno consapevolmente o inavvertitamente permesso a Cambridge Analytica di accedere ai propri dati personali hanno dato accesso a quello dei loro amici di Facebook. La disfatta globale ha comportato apparizioni multiple per il CEO Mark Zuckerberg e altri dirigenti prima di organismi governativi, incluso il Congresso. Tutto ciò ha costretto la società a ristrutturare il servizio e il sito del noto social.

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