Quayola, artista italiano di origine londinese, ha iniziato a lavorare su spettacoli audiovisivi e installazioni video nel 2006. Fin dall’inizio della sua carriera, tecnologia e algoritmi sono stati il suo più grande alleato. Entra in gioco un processo creativo in gran parte basato sulla comprensione che le sue sculture sono le documentazioni del processo e non il risultato finale. Piuttosto che usare uno scalpello, Quayola usa un robot programmato con algoritmi che ricreano alcune opere della scultura classica – o una versione incompleta, e quindi unica.
L’uso di Quayola dei metodi computazionali gli consente di produrre opere attraverso una logica completamente diversa. L’intento è scoprire nuove forme estetiche
. Dice a The Independent: “Sono interessato alle tensioni e all’equilibrio tra diversi modi di vedere e percepire il mondo che ci circonda. Il mio lavoro esplora lo spazio tra lingue radicalmente diverse e cerca di trovare alcuni punti armonici nel mezzo.”L’arte di Quayola, quindi, assume una sorta di meta-narrazione. L’artista porta alla luce la vita sotto il blocco di pietra apparentemente solido e inanimato. Quayola crede infatti che la creazione artistica sia il risultato di “una scelta unica tra un numero infinito di possibilità”. “Oggi non c’è davvero alcun dibattito o confine significativo tra musica analogica e digitale, fotografia, ecc.”, afferma quest’incredibile artista. “Il confine tra fisico e digitale in generale sta diventando molto sfocato, e per me questo è un terreno interessante da esplorare.”