Lo scandalo Cambridge Analytica che ha colpito Facebook qualche mese fa non è passato inosservato dal Parlamento Europeo. Per questo motivo i deputati europei richiedono ora un audit completo sul social network.
Cambridge Analytica ha convinto moltissimi utenti ad abbandonare il social network e attualmente sono richieste delle nuove misure contro l’ingerenza elettorale. Scopriamo i dettagli.
Facebook, il Parlamento Europeo richiede nuove misure di sicurezza
I deputati europei, in una risoluzione non legislativa proposta da poche ore e votata per alzata di mano, chiedono alla piattaforma di consentire agli organi dell’Unione Europea di effettuare un audit completo. In questo modo si potrebbe valutare i livello di protezione e sicurezza di tutti i dati personali degli utenti iscritti al social network.
I deputati hanno affermato che Facebook ha sicuramente violato la fiducia di milioni di cittadini ma anche il diritto dell’Unione Europea. Questi raccomandano inoltre alla piattaforma di modificare la propria linea, in modo da conformarsi alle norme UE in materia di protezione dei dati. I dati ottenuti durante lo scandalo, potrebbero essere stati utilizzati per scopi politici nel referendum britannico sull’adesione all’Unione Europea, oltre che alle elezioni presidenziali americane del 2016.
I deputati quindi, per evitare l’ingerenza elettorale con i social media, propongono l’applicazione delle tradizionali garanzie elettorali “offline” anche online. Questa risoluzione non fa altro che riassumere le decisioni prese in seguito alla scandalo tra i principali deputati e il CEO dell’azienda, Mark Zuckerberg. Il Presidente della commissione per le libertà civili, Claude Moraes ha commentato: “Questa risoluzione stabilisce le misure necessarie, tra cui un audit indipendente di Facebook, un aggiornamento delle nostre regole sulla concorrenza e misure aggiuntive per proteggere le nostre elezioni. Occorre agire ora, non solo per ripristinare la fiducia nelle piattaforme online, ma anche per proteggere la privacy dei cittadini e ripristinare la fiducia nei nostri sistemi democratici“.