La rete 4G viene spesso menzionata in quanto sinonimo di velocità e sicurezza nell’uso di applicazioni e piattaforme di streaming e condivisione. Molti di noi hanno abbracciato l’idea di una connettività senza limiti e senza precedenti. Anche gli utenti Kena Mobile stanno sperimentando il nuovo network su rete TIM ma, come tutti gli altri, sono soggetti ad un problema irrisolvibile.
C’è da preoccuparsi? Beh, onestamente siamo tutti un po inquieti, visto che una pesante incognita pende sulla nostra sicurezza e sulla nostra riservatezza dei conti online e dei dati personali diffusi sui social e le applicazioni di messaggistica.
Esiste la possibilità che informazioni particolarmente sensibili finiscano in mano agli hacker. Senza creare troppi allarmismi esaminiamo da vicino la questione.
4G senza protezione: siamo tutti in pericolo?
Ogni giorno usiamo il segnale 4G per accedere ad Internet con il nostro telefono. Che sia per mandare un messaggio su Whatsapp o per guardare il trailer della nuova stagione di Narcos su Netflix poco importa. Vogliamo tutto e subito, alla massima velocità.
Sicuri che quanto fatto sul nostro smartphone sia un segreto ci affidiamo ciecamente al nostro operatore ed alle sue immancabili offerte. Il tutto senza sapere che anche Iliad, oltre che Vodafone, TIM, Wind Tre ed i virtuali, sono soggetti ad un problema 4G che sorge a monte del nostro telefono.
Le antenne che i vari provider usato per concedere il tanto agognato segnale di rete mobile sono alle mercé dei malintenzionati. Questi possono interferire con la connessione in transito effettuando un attacco informatico ai nostri sistemi. Prendono letteralmente il posto del nostro gestore dirottando tutto ciò che viaggia in rete verso un server personale che possiede un proprio database. Da qui è facile prendere visione di tutto ciò che facciamo.
Chiamate, messaggi, ricerche online, estremi di identificazione per app di home banking. Tutto sotto l’occhio vigile dei cyber criminali. Per riuscire in questo insano compito si servono di sistemi 4G confezionati ad hoc per fungere da hotspot tra noi e l’antenna trasmittente originaria.
Il costo dell’apparecchiatura farebbe desistere chiunque di noi dall’insano proposito (ben 4.000 dollari) ma per carpire segreti industriali e progetti segreti c’è chi sarebbe disposto a spendere cifre folli. Da non dimenticare, inoltre, che il nostro coinvolgimento potrebbe anche essere indiretto. Basta comunicare con un contatto aggredito per divulgare le informazioni personali su posizione, conti correnti e quant’altro.
Ci si può difendere?
Non c’è modo di difendersi, tranne che stabilire una certa distanza tra noi ed il nostro aggressore. In quel caso il telefono aggancerebbe la cella del nostro gestore tagliando fuori il malvivente che trama alle nostre spalle.
Con il 5G in Italia e le altissime frequenze gestite dal network la situazione migliorerà richiedendo apparecchiature da decine di migliaia di euro da usare a scopo di intercettazione. Possiamo iniziare a tirare un sospiro di sollievo.
Per una trattazione completa sul problema si rimanda all’analisi ufficiale condotta dagli esperti di Alter Attack.