Il Parlamento del Regno Unito ha usato una procedura raramente utilizzata per obbligare uno sviluppatore a requisire un certo numero di documenti interni di Facebook relativi al processo decisionale della società precedente allo scandalo di Cambridge Analytica, riporta The Guardian. Secondo quanto riferito, i documenti contengono “rivelazioni significative” sulle decisioni che hanno dato il via allo scandalo di Cambridge Analytica.
Il documento riporta che il parlamentare Damian Collins, presidente del comitato per la cultura, i media e lo sport del Parlamento, ha agito dopo che i funzionari di Facebook si sono ripetutamente rifiutati di rendere l’amministratore di Facebook Mark Zuckerberg disponibile a testimoniare dinanzi al corpo riguardo allo scandalo. Alla fine di ottobre, le autorità di regolamentazione britanniche hanno emesso una sanzione di 500.000 sterline contro la società, che ha affermato che si appellerà.
I funzionari parlamentari hanno utilizzato una procedura per convocare il fondatore di Six4Three, un ex sviluppatore di app, che sta facendo causa a Facebook, sostenendo che la società di social media ha utilizzato una “serie di metodi” per raccogliere informazioni sugli utenti, come i dati sulla posizione e i messaggi di testo tramite la privacy e i controlli dei dati. Anche se Facebook ha dichiarato che il reclamo non ha “alcun senso“, ha comunque usato le leggi della California per proteggere i documenti dal tribunale. Quando il fondatore di Six4Three arrivò a Londra, i funzionari parlamentari si trasferirono per sequestrare i documenti, inviando un deputato parlamentare presso Arms con l’ordine di farsi consegnare i documenti.
I documenti che provano la colpevolezza della società
Secondo quanto riferito, i documenti in questione contengono e-mail tra alti funzionari di Facebook, tra cui Zuckerberg, che Six4Three ha ottenuto durante il periodo della causa contro la società di social media. Secondo quanto riferito, descrivono ciò che Facebook sapeva riguardo alle sue politiche sulla privacy. Six4Three sostiene che Facebook ha creato deliberatamente le falle che hanno consentito alle aziende di sfruttare i dati personali di milioni di utenti.
In una nota, Facebook ha dichiarato che “I materiali ottenuti dal comitato DCMS sono soggetti a un ordine protettivo del tribunale superiore di San Mateo che limita la loro divulgazione. Abbiamo chiesto al comitato DCMS di astenersi dal rivederli e restituirli a consulenti o a Facebook “.