L’American Civil Liberties Union (ACLU) ha denunciato l’osservatorio statunitense sull’uguaglianza del lavoro. Pare che il gigante dei social media “incoraggiasse consapevolmente” i datori di lavoro a escludere le donne dal loro reclutamento. La denuncia afferma che il sistema pubblicitario di Facebook permette dunque ai datori di lavoro di indirizzare annunci basati sul genere. Il caso è stato portato da tre lavoratrici e dai Communications Workers of America. Trattasi di un’unione che rappresenta centinaia di migliaia di lavoratrici.
Le pubblicità, apparse nel corso di diversi mesi nel 2017 e nel 2018, riguardavano posti di lavoro come venditori di pneumatici, meccanici e ingegneri della sicurezza, ha detto Sherwin, procuratore senior del progetto Women’s Rights di ACLU. La denuncia evidenzia 10 diversi datori di lavoro che hanno pubblicato annunci di lavoro su Facebook, ma hanno utilizzato il sistema di targeting del social network per regolare chi è stato in grado di vedere l’annuncio.
“Google e Facebook e Twitter trattano i conservatori e i repubblicani in modo molto ingiusto. Il loro lavoro solo per gli uomini, impedisce alle donne di penetrare in quei campi”
, ha detto Sherwin, del Women’s Rights Project di ACLU. Ha anche affermato che le persone non binarie sono escluse, ossia quelle che scelgono di non identificarsi con un genere specifico. Inoltre, facendo clic sugli annunci di Facebook, gli utenti sono indirizzati a una pagina che elenca numerose altre opportunità di lavoro in queste aziende per le quali i candidati in cerca di lavoro potrebbero essere qualificati.“Poiché nessuna donna ha visto questi annunci, è stata esclusa dall’apprendimento non solo dei lavori evidenziati nelle pubblicità, ma anche di queste altre opportunità. I nostri profili di dati non dovrebbero determinare quali informazioni sono a nostra disposizione quando si tratta di opportunità economiche.” Targeting di annunci di lavoro per genere è illegale ai sensi del Titolo VII del Civil Rights Act del 1964 negli USA. Lo stesso principio è presente nella nostra costituzione italiana. L’atto specificamente impedisce di discriminare un individuo a causa di “razza, colore, religione, sesso o origine nazionale”.
In una dichiarazione, un portavoce di Facebook ha dichiarato: “Non c’è posto per la discriminazione su Facebook; è severamente proibito nelle nostre politiche e, nell’ultimo anno, abbiamo rafforzato i nostri sistemi per proteggerli ulteriormente dagli abusi. Stiamo rivedendo il reclamo e non vediamo l’ora di difendere le nostre pratiche”.