Fortunatamente per lui, oggi Facebook non c’entra nulla sull’investigazione aperta dal Data Protection Commissioner dell’Irlanda su Linkedin. L’audit che ha condotto la società ha riportato che il social network ha violato alcune regole del Gdpr.
Il social network, più precisamente avrebbe utilizzato le e-mail degli utenti non iscritti, per raggiungere il loro profilo Facebook con inserzioni pubblicitarie mirate. Scopriamo i dettagli.
Linkedin indagato per aver violato alcune regole del Gdpr
Per chi non lo conoscesse, Linkedin è un servizio gratuito web che permette di sviluppare contatti professionali e di diffondere contenuti specifici relativi al mercato del lavoro. Alla fine del 2017 ha raggiunto i 530 milioni di utenti iscritti, con una crescita di oltre il 50% rispetto a 3 anni prima. Nelle ultime settimane è stato il centro di un’indagine svolta dal Data Protection Commissioner dell’Irlanda, Paese in cui hanno sede i data center europei di Linkedin.
Secondo la ricostruzione, per poter incrementare il numero degli utenti, il social network avrebbe raggiunto un bacino molto grande di utenti non iscritti, tramite la piattaforma di Mark Zuckerberg, Facebook tramite un gioco di sinergie tra social media. Linkedin, più precisamente, ha utilizzato l’indirizzo di posta elettronica di 18 milioni di utenti per raggiungere il loro profilo Facebook. Al momento non è ancora chiara la provenienza dei dati di questi 18 milioni di utenti, non ancora iscritti a Linkedin.
Fortunatamente per il social, la questione si è risolta “amichevolmente”, quindi senza sanzioni solo perché la violazione risale al periodo precedente dell’entrata in vigore del Gdpr il 25 maggio 2018. L’azienda ha accettato effettuare delle azioni immediate per cancellare tutti i dati in suo possesso. Il portavoce di Linkedin, Denis Kelleher ha dichiarato: “Sfortunatamente i severi processi e procedure da noi messi in campo non sono stati seguiti, e ci dispiace molto. Abbiamo preso provvedimenti immediati e migliorato il nostro modo di lavorare per assicurarsi che non succeda di nuovo“.