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Nintendo citata in giudizio per la sua politica di resa

La Germania sembra essere d’accordo con la Norvegia per quanto riguarda la politica di preordine di Nintendo. Essa sarebbe illegale secondo la legge europea. Secondo Eurogamer, l’Autorità tedesca per la protezione dei consumatori sta portando Nintendo in tribunale. La politica di reso della società, infatti, non consente cancellazioni del preordine. Questo si applica anche ai giochi che non sono stati ancora rilasciati.

All’inizio del 2018, il Consiglio norvegese per i consumatori si era schierato contro la politica di Nintendo. La denuncia però ha raggiunto la Germania poiché è lì che si trova la sede Europea della società. Il Consiglio ha scritto una lettera aperta a Nintendo.

A differenza di Nintendo, Steam ed EA hanno avuto l’approvazione del consiglio

Nella lettera, il Consiglio dice che secondo il diritto di recesso previsto dalla direttiva sui diritti dei consumatori, tali termini sono illegali; finché il gioco non può essere scaricato e lanciato, il venditore non può impedire al consumatore di annullare il suo pre-ordine.

L’ NCC ha esaminato sette piattaforme di videogiochi, ma solo due di loro hanno regole e procedure di rimborso tali da guadagnare l’approvazione del consiglio. Sony consente di ottenere un rimborso per i pre-ordini anche dopo la data di rilascio, a condizione che i giochi non siano ancora stati scaricati. Microsoft rimborserà gli utenti anche per i pre-acquisti prima che vengano rilasciati.

Solo EA e Steam hanno ottenuto l’approvazione del NCC. Dopo tutto, Steam da un rimborso completo anche se l’utente ha già giocato al videogioco per un’ora circa. Nel frattempo, l’e-shop di Nintendo non ti consente nemmeno di preordinare un titolo, a meno che tu non rinunci al diritto di riavere i tuoi soldi.

Nintendo ha difeso la propria politica in passato citando l’articolo 16 della direttiva europea del diritto d’autore 2011/83. La pubblicazione norvegese PressFire dice che il procedimento penale inizierà entro le prossime tre o quattro settimane.

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Pubblicato da
Michele Ragone